Grass* è un aggettivo e come tale dovrebbe essere considerato; purtroppo sappiamo bene che ad oggi è utilizzato, nella maggior parte dei casi, come un insulto. Questo accade a causa dell’importante carica sociale/emotiva che la parola contiene ed è proprio in considerazione delle importanti conseguenze sociali e psicologiche che dovrebbe essere privato delle sue accezioni negative e positive.
La Grassofobia è considerata come un’attitudine discriminatoria, normalizzata nella società, verso i corpi grassi. Nel tempo essa è diventata sistematica tanto da renderne difficile il riconoscimento della stessa come generalizzata e normalizzata nella collettività, tanto da non considerarla una condotta discriminatoria.
“La medicina si giustifica dicendo che i corpi grassi sono malati, l’estetica impone che siano brutti e c’è un pregiudizio morale che dice che i corpi grassi non sono obbedienti e tendono all’eccesso”
Magdalena Piñeyro
Ma… Com’ è un corpo sano? Qual è un corpo sexy e bello? Come ci immaginiamo la vita di una persona grassa?
La discriminazione nell’ambito della grassofobia agisce a livello medico, estetico e morale. A questi tre livelli si associano altre due componenti che incrementano la potenza discriminatoria della grassofobia: la sistematicità generale e l’interiorizzazione della stessa negli individui.
Quanti di noi hanno paura di ingrassare?
La maggior parte di noi cresce con l’idea interiorizzata di non andare bene se il nostro è un corpo grasso perché sarà un corpo brutto, malato, non accettato. Questa paura nel tempo non riguarderà solo il nostro corpo ma diventerà una credenza relativa al sé, ossia “Io non sono accettabile”.
Quanti meme, scenette comiche o barzellette che avevano come soggetto dei corpi grassi abbiamo sentito/visto?
La grassofobia sistemica porta in sé il concetto che la sola esistenza di un corpo grasso permetta la presa in giro dello stesso. Il sistema ha portato ad una discriminazione costante: negozi per persone plus size, modelle plus size, premi assicurativi più alti, cure mediche differenziate, spazi inadeguati.
“La medicina è praticata sotto influenze socioculturali che danno origine a giudizi, valutazioni e credenze su ciò che non è socialmente desiderabile”
Jutel, 2005
Attraverso alcuni studi è stato dimostrato come lo stress collegato alla grassofobia è associato a stati infiammatori sistemici, disturbi di ansia e personalità e la sopportazione psicologica delle discriminazioni incrementano la pressione sanguigna, la produzione di cortisolo, associata a sua volta a diabete di tipo 2. (Hatzenbuehler et al. 2009; Himmelstein et al. 2015)
La Grassofobia influenza anche la nostra sessualità?
Quanto descritto sopra ha sicuramente già iniziato a delineare la risposta a questa domanda: la grassofobia ha un impatto diretto sulla sessualità di tutte le persone, non solo di quelle grasse.
A livello estetico, soprattutto le donne, sono costantemente influenzate dall’ideale di magrezza come bellezza che condiziona la propria percezione di desiderabilità sessuale.
La vergogna del proprio corpo, la bassa autostima sessuale e le difficoltà relazionali di coppia sono legate alla grassofobia: se infatti grasso è uguale a brutto nella società, l’autostima personale esige la magrezza per essere accettati. Facciamoci caso… Quante volte abbiamo pensato che le cose potrebbero andare diversamente se il nostro corpo corrispondesse esattamente all’estetica della società?
Com’è quindi possibile vivere una sessualità piacevole e divertente per un individuo costantemente preoccupato di avere un corpo indesiderabile?
L’idea che spesso emerge dal pensiero grassofobico è che le persone grasse non abbiano diritto di essere il focus del desiderio sessuale di qualcuno e, allo stesso tempo, sentono che il proprio corpo non sia degno di essere sensuale.
Per una persona con un corpo magro andrà invece tutto bene? No, come spesso succede, anche se una donna è magra, ci sarà sempre qualcosa che non va, qualche parte del corpo inadeguata perché troppo “vicina” ad un corpo grasso. Nemmeno la magrezza andrà bene veramente alla società in quanto non deve essere troppa e non si deve mirare ad essere magri ma in salute e, possibilmente, dimostrare di esserlo attraverso un corpo tonico oltre che magro.
Un corpo percepito come inadeguato non darà spazio ad una sessualità appagante centrata sul piacere e il divertimento.
Nel recentissimo film di Barbie, nel potente monologo di America Ferrera sulle aspettative verso le donne, è stata inserita una riflessione derivante proprio dal pensiero grassofobico:
“…Devi essere magra, ma non troppo. E non si può mai dire di voler essere magri. Devi dire che vuoi essere sana, ma allo stesso tempo devi essere magra…”
Gerwig, 2023
La diversità corporea, in tutte le forme e misure, deve essere paragonata alla diversità delle popolazioni etniche, culturali e sessuali. La diversità corporea fa parte della diversità umana, non c’è un modo sbagliato di avere un corpo.
Bibliografia
Jutel, Annemarie. (2005). Weighing Health: The Moral Burden of Obesity. Social Semiotics. 15. 113-125.
Hatzenbuehler, M.L., Keyes, K.M. and Hasin, D.S. (2009), Associations Between Perceived Weight Discrimination and the Prevalence of Psychiatric Disorders in the General Population. Obesity, 17: 2033-2039. https://doi.org/10.1038/oby.2009.131
Himmelstein, M.S., Incollingo Belsky, A.C. and Tomiyama, A.J. (2015), The weight of stigma: Cortisol reactivity to manipulated weight stigma. Obesity, 23: 368-374. https://doi.org/10.1002/oby.20959
Alessia Di Bari, intervento Fatphopia. Convegno Internazionale di Sessuologia 2022
Gerwig (2023), Barbie, monologo America Ferrara,