La storia dell’educazione sessuale è, in generale, specifica per ogni singolo paese.
Ma sicuramente si possono osservare delle linee comuni in Europa e nei paesi anglosassoni.
Possiamo dire che gli anni ’70, in Europa come in America, sono stati un turning point, con l’avvento di una serie di movimenti di opinione che hanno sdoganato le tematiche relative alla sessualità.
Anche grazie all’influenza di pensatori come Foucault, si è passati da una visione “biologicamente determinata” ad una concezione della sessualità come modellata da aspetti culturali e storici.
In quegli anni, l’esperienza della sessualità inizia ad essere considerata in relazione alla classe sociale, al genere e all’etnia di appartenenza.
Ma facciamo un passo indietro per capire come si è arrivati a questo punto di svolta.
Gli anni ’50 e ’60 in America ed Europa
Zimmerman (2016) colloca l’origine dell’educazione sessuale negli Stati Uniti come risposta alla protesta che circondava la rapida diffusione di malattie sessualmente trasmissibili.
Queste, definite prima “malattie veneree” e poi “sessualmente trasmissibili” erano in aumento dopo l’ingresso dell’America nella prima guerra mondiale e sono saltate all’occhio delle masse e dei politici come un problema di salute pubblica. .
La necessità di creare una pubblica informazione circa i comportamenti sessuali e le loro conseguenze è diventata immediatamente un topic culturale e politico.
Sempre Zimmerman nota come il sesso stesso sia stato trattato per anni come un “problema di salute pubblica” e che il primo approccio nei confronti dell’educazione fosse “far sì che la generazione successiva intendesse il sesso in modo differente dalla precedente”.
Una crisi sociale
Se, da un lato, l’idea di una educazione sessuale pubblica nelle scuole è stata storicamente vista con sospetto (se non avversione) da ambienti cattolici o da altri gruppi religiosi, il diffondersi di malattie sessualmente trasmissibili ha messo tutti di fronte alla necessità di questo intervento.
La questione si è quindi spostata dal “si/no” al “come”.
Di cosa bisogna parlare quando si fa educazione sessuale?
Come bisogna parlarne?
Il dibattito sui temi e i quattro grandi tabù
Di cosa si deve parlare, quindi?
Le posizioni maggiormente conservatrici hanno da sempre proposto una maggiore attenzione agli elementi biologici del sesso e della riproduzione.
In casi estremi si è avanzata l’idea che l’astinenza sino al matrimonio potesse essere la soluzione al “problema di salute pubblica”, oltreché una via moralmente corretta.
D’altra parte, l’esperienza reale delle relazioni sia tra i minori sia nell’età adulta, rendevano visibile l’esigenza di affrontare tematiche rimaste tabù per molti anni: aborto, contraccezione, omosessualità e masturbazione.
Il passaggio agli anni ’80 e l’obbligo di educazione sessuale nelle scuole
Ovviamente negli decenni successivi il quadro è risultato molto più variegato, lasciando spazio a domande quali “cos’è la devianza?” e come devono essere considerati temi quali la ricerca del proprio orientamento sessuale (con la relativa “promiscuità”), la prostituzione e l’abuso sessuale.
In particolare, il tema dell’omosessualità e degli orientamenti sessuali ha permesso di comprendere cos’è una “costruzione culturale” e come influenza l’idea di “normalità sessuale”.
Di fatto, nella maggior parte dei paesi europei (e in molti stati americani) l’educazione sessuale diventa obbligatoria tra gli anni ’80 e ’90, in linea con le direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che, nel 1983 afferma “ogni persona ha il diritto di ricevere informazioni sessuali e di considerare la possibilità di accettare le relazioni sessuali per piacere o per procreazione”
Ancora oggi esiste un forte dibattito circa l’inclusione di informazioni all’interno del percorso scolastico.
Ad esempio in America esistono due tipologie differenti di educazione sessuale: una che affronta il tema nell’ottica dell’astinenza fino al matrimonio, l’altra che fornisce informazioni complete circa la contraccezione.
Gli aspetti “affettivi” non sono ancora sempre e necessariamente trattati.
Un attenzione a parte meritano i casi di Svezia e Germania, che sono state storicamente delle avanguardie nell’introduzione del tema a scuola e negli approcci sperimentati.
La Svezia addirittura ha imposto l’educazione sessuale in tutte le scuole pubbliche nel 1956, utilizzando fin da subito un approccio maggiormente aperto alla sessualità. “Le scuole sono per bambini … non genitori” (Zimmerman, 2016).
Approfondiremo questi argomenti nel prossimo articolo!
Come fare educazione sessuale
Un’altra importante tematica è: in che modo si deve svolgere la didattica circa questi argomenti?
Il problema sorge dal fatto che, per la natura della disciplina, l’educazione sessuale difficilmente può essere trattata come la storia e la matematica!
Come ben sappiamo anche per altre materie, l’efficacia dell’insegnamento è scarsa se la lezione avviene esclusivamente in modo frontale, teorico e senza il coinvolgimento dello studente.
Ma in questo caso le criticità sono maggiori:
– gli insegnati stessi, dato lo scarto generazionale, hanno delle conoscenze e delle esperienze tali per cui possono non essere pronti ad affrontare il tema. Serve una preparazione ad hoc.
– le esperienze individuali degli studenti possono essere già differenti rispetto a quegli insegnati, a causa dei cambiamenti culturali e degli strumenti che si hanno a disposizione per accedere al mondo della sessualità. Questo punto è valido soprattutto per quanto riguarda gli anni 2000, e la diffusione del digitale.
– la scelta degli argomenti da trattare non può essere delegata a funzionari governativi. E’ necessaria una co- progettazione del programma scolastico.
Sviluppi recenti
A partire dal 2009, l’OMS stila e aggiorna delle linee guida per l’educazione sessuale a scuola.
Viene raccomandato di educare i bambini fin dalla prima infanzia, in linea con le tappe di sviluppo evolutivo.
Ad esempio, fin dai 4 anni comincia l’attenzione e la scoperta dell’altro anche attraverso il gioco a sfondo sessuale (intesa come scoperta del corpo e delle relative sensazioni). Già in questa fase è importante una guida verso le relazioni interpersonali corrette e le violazioni degli spazi dell’altro.
La disponibilità di uno spazio di discussione e confronto con figure educative adulte dovrebbe essere mantenuta nell’arco di tutto il percorso di crescita del giovane.
In questo percorso, ovviamente, si ribadisce il ruolo primario che giocano non solo gli insegnanti, ma anche i genitori.
Bibliografia e sitografia
Huber, V. J., & Firmin, M. W. (2014). A history of sex education in the United States since 1900. International journal of educational reform, 23(1), 25-51.
Women, U. N., & UNICEF. (2018). International technical guidance on sexuality education: an evidence-informed approach. UNESCO Publishing.
Zimmerman, J. (2016). Too hot to handle: A global history of sex education. Princeton University Press.
https://www.who.int/reproductivehealth/publications/technical-guidance-sexuality-education/en/