Quante volte abbiamo sentito parlare di diritto alla sessualità? L’argomento è così importante (ma a quanto pare per nulla scontato) al punto che la World Association for Sexual Health (WAS) ha dovuto stilare una vera e propria dichiarazione dei diritti sessuali, in continuo divenire.
La sessualità è un aspetto centrale dell’essere umano nell’arco di vita e comprende diversi aspetti: il sesso, le identità e i ruoli di genere, l’orientamento sessuale, l’erotismo, il piacere, l’intimità e la riproduzione. È anche vero però che “la salute sessuale non può essere definita, capita o resa operativa senza un’ampia conoscenza della sessualità”.
Da qui l’importanza dell’educazione sessuale soprattutto nell’ambito della disabilità (sia cognitiva che motoria), dal momento che i normali processi di acquisizione incidentale di informazioni adeguate possono venire meno o essere meno efficaci.
Il diritto all’informazione oltre i pregiudizi
All’interno della dichiarazione dei diritti sessuali si pone più volte l’attenzione sull’importanza di fornire e ricevere informazioni adeguate e accurate. In particolare:
“Ogni individuo deve avere accesso ad informazioni scientificamente accurate e comprensibili sulla sessualità, sulla salute sessuale e sui diritti sessuali attraverso diverse fonti […]”
E ancora:
“Ogni individuo ha il diritto all’istruzione e il diritto ad una educazione sessuale completa. L’educazione sessuale deve essere appropriata all’età, scientificamente accurata, culturalmente adeguata e basata sui diritti umani, sull’uguaglianza di genere e su un approccio positivo alla sessualità e al piacere.”
Più volte si è parlato dei pregiudizi che da sempre accompagnano la sessualità disabile: vederli come eterni bambini, come angeli asessuati o come creature insaziabili da un punto di vista sessuale non aiuta di certo la messa a punto di programmi educativi in cui la sessualità assuma un ruolo centrale, anzi, spesso purtroppo viene completamente tralasciata da genitori e caregivers, perché ritenuta un’area di scarso (o addirittura nullo!) interesse per il disabile.
Nonostante questi pregiudizi, spesso invece accade che le persone con disabilità esprimano la loro sessualità ma in maniera non adeguata, ad esempio masturbandosi in luoghi e momenti non consoni, oppure può capitare che ci provino e non ci riescano. Su un piano più relazionale-affettivo può succedere che provino un interesse corrisposto ma che non siano in grado di comunicarlo, o ancora che il desiderio per l’altra persona diventi invadente, aggressivo e addirittura violento.
Per tutti questi motivi una corretta educazione sessuale diventa uno strumento indispensabile nella vita di tutti i giorni (non solo del disabile, ma anche della famiglia!).
Disabili sì, ma (sessualmente) educati
Come tutti gli altri comportamenti dell’essere umano, anche quello sessuale è in gran parte oggetto di apprendimento; è quindi possibile insegnare la sessualità anche, e soprattutto, a chi ha più difficoltà nell’impararla a causa della propria disabilità.
In realtà va detto che la vita sessuale ed affettiva delle persone con disabilità è regolata da centri del sistema nervoso centrale normalmente non compromessi dalla lesione cerebrale responsabile del deficit cognitivo, cosa che quindi facilita il lavoro in questo campo.
Prima di entrare nello specifico va detto che in realtà la sessualità è un’area che permea un po’ tutta la nostra esistenza, infatti siamo continuamente esposti a stimoli di questo tipo (nelle pubblicità, nei film, nelle conversazioni di qualcuno che conosciamo…), per cui è bene distinguere un tipo di educazione incidentale (di cui abbiamo già accennato in precedenza) e un tipo invece più strutturato:
- l’educazione incidentale si riferisce ad una serie di interventi nella quotidianità che si traducono nella scelta di comportamenti adeguati ai contesti e alle relazioni, nell’accoglienza delle domande e delle curiosità.
- l’educazione strutturata invece prevede interventi programmati e spazi dedicati in modo esplicito a sviluppare determinati temi legati alle manifestazioni affettive e al desiderio sessuale.
Requisiti necessari per intraprendere un percorso di educazione sessuale
Ma quali sono i requisiti necessari per poter pensare di intraprendere un percorso di educazione sessuale? Le funzioni richieste sono davvero basilari:
- minima consapevolezza (di sé, del mondo, degli altri);
- intenzionalità;
- capacità di stare nella relazione.
Un terreno di questo tipo è sufficiente per poter piantare il seme dell’educazione sessuale, che, per essere considerata buona, dovrebbe porsi alcuni macro obiettivi:
- il potenziamento della conoscenza di sé, del proprio corpo, della propria fisiologia e della propria autostima,
- lo sviluppo e il controllo di abilità relazionali e comunicative;
- lo sviluppo delle capacità di decision making e della flessibilità cognitiva;
- il rinforzo delle abilità cognitive;
- lo sviluppo dell’autocontrollo (sia emotivo che comportamentale);
- favorire la discriminazione di tempi e luoghi adatti per l’espressione della propria sessualità;
- incrementare l’igiene personale.
Riassumendo, un buon programma di educazione sessuale (e affettiva) dovrebbe aiutare a raggiungere una maturità affettiva, portare una persona a crescere diventando più attenta alle esigenze proprie e altrui, occuparsi delle emozioni, delle fantasie, dell’immaginario ad esse connesso, dei vissuti affettivi e relazionali (per saperne di più sulla sessualità degli adolescenti leggi anche https://www.cosicomeviene.it/sessualita-adolescenti-oggi/ ). Nello specifico campo della disabilità, soprattutto quella cognitiva, la parola chiave è individualizzazione; i programmi dovrebbero essere quanto più specifici e flessibili possibile, proprio per tener conto delle differenti caratteristiche di ciascun tipo di disabilità.
Non c’è dubbio dunque che l’educazione sessuo-affettiva, affiancata eventualmente da un supporto alla famiglia, permetta di prendere in carico un sistema con l’obiettivo di educare, fornire informazioni adeguate e strategie e che abbia anche un ruolo fondamentale nel cambiamento culturale in atto con l’obiettivo di educare persone più consapevoli e tolleranti alle diversità.
Bibliografia
Castelli, G. (2013). Educare alla sessualità. FrancoAngeli Editore, Milano.
Morsanuto, S. (2017). Disabilità e sessualità riflessioni e linee guida. Giornale italiano di educazione ala salute, sport e didattica inclusiva, 1, 73-83.
Veglia, F. (2005). Manuale di educazione sessuale vol.1 e vol. 2. Erickson,Trento.
http://fissonline.it/pdf/DICHIARAZIONEDEIDIRITTISESSUALI2014.pdf