Cosa succede all’interno di una coppia quando uno dei due partner sviluppa una patologia invalidante o degenerativa?

Nell’arco della propria esistenza, una coppia può affrontare diverse fasi e cambiamenti che coinvolgono e sconvolgono gli equilibri interni.
Gottman (2008), ad esempio, ha delineato molto sinteticamente le evoluzioni che, dallo stadio di idillio iniziale, attraverso la fine dell’innamoramento, la ridiscussione dei ruoli e le “lotte per il potere” portano al raggiungimento di una forma di stabilità relazionale.
Una malattia invalidante può subentrare in diverse fasi della storia della coppia e porre i partner di fronte a sfide differenti, richiedendo un nuovo adattamento ed una rinegoziazione degli equilibri interni.

 

Come cambiano i ruoli?

Ruddy e McDaniel (2015) identificano l’adattabilità come un fattore fondamentale per la buona riuscita della gestione della malattia e della crescita della coppia in una condizione nuova e differente.
In questo caso, parlare di adattabilità significa riferirsi alla capacità di modificare in modo radicale le proprie abitudini per far fronte ad un cambiamento che può portare con sé anche un notevole carico di preoccupazione e sofferenza.
I due partner dovranno confrontarsi con le caratteristiche della malattia, il grado di impatto nella vita di tutti i giorni e la consapevolezza della potenziale gravità del suo sviluppo.
Esse potrebbero richiedere importanti cambiamenti nello stile di vita e nella routine quotidiana. Alcune patologie, ad esempio il diabete, possono comportare cambiamenti minimi nell’organizzazione delle attività giornaliere ed interferire in modi fastidiosi, senza tuttavia alterarne i ritmi.
Al contrario, malattie di tipo degenerativo e cronico, quali la Distrofia Muscolare o il Parkinson, impongono un’alterazione importante degli stili di vita e riducono fortemente le singole possibilità di azione e della coppia stessa.
Da un punto di vista pratico, potrebbe essere necessario imparare ad utilizzare nuovi strumenti (come ad esempio un deambulatore o una carrozzina), riadattare gli spazi interni della propria casa oppure, banalmente, gli impegni della settimana, poiché il tempo a disposizione per compiere un’azione sarà differente rispetto a prima.
Entrambi i partner dovranno confrontarsi con la consapevolezza che la vita è cambiata per sempre.
Questi cambiamenti sono naturalmente accompagnati da un ventaglio di tonalità emotive: rabbia, timore di non essere più accolti e bisogno di sostegno potranno modificare il modo in cui i due partner vedono e conoscono sé stessi e l’altro.

 

E’ possibile accettarsi alla luce di sentimenti quali l’impotenza e il senso di vulnerabilità?

Oltre a ciò, non è raro che che ci sia della riluttanza nell’adottare nuovi metodi di cura, strumenti o medicine. In questi casi il carico di stress ricade sia sul partner malato sia sul partner sano, che potrebbe sentirsi frustrato e trovarsi in una situazione di scacco in cui “tutto quello che faccio non va mai bene”.
Il carico di assistenza che consegue ad una patologia invalidante può essere una novità importante di fronte alla quale è possibile sentirsi non capaci o fragili.
Tutti questi aspetti vanno ad intrecciarsi con gli equilibri preesistenti.
Se, ad esempio, il partner malato era abituato a gestire diversi aspetti della vita familiare, allora modificare anche solo in parte questa posizione potrebbe essere molto faticoso, ma necessario.
Insomma, i ruoli cambiano ed i progetti familiari e lavorativi richiedono una revisione, non sempre facile da accogliere.

 

Decorso prevedibile o imprevedibile

Alcune malattie hanno un andamento non prevedibile nel tempo. Nel caso della distrofia muscolare, ad esempio, possono esserci delle “cattive giornate”, completamente disastrose, o delle “buone giornate”.
In altri casi la malattia può avere un andamento prevedibile ma un decorso sicuramente peggiorativo; in queste circostanze i partner devono affrontare la consapevolezza del fatto che “andrà sempre peggio”.
Ruddy e McDaniel (2015) descrivono queste fasi iniziali, in cui periodi di “ottimismo speranzoso” necessitano di essere bilanciati con una pianificazione realistica, mentre vengono affrontate le varie situazioni. Questa imprevedibilità richiede un’alta tolleranza per l’incertezza che spesso mette a dura prova anche le coppie emotivamente stabili.
Lo stress continuo nel tempo ma non costante può esacerbare le difficoltà nella vita affettiva della coppia, provocando quella che Watson e McDaniel chiamano una “montagna russa emotiva” (Watson e McDaniel, 2005).

 

Ed il rapporto con i figli o i familiari?

Un elemento particolarmente delicato è sicuramente il rapporto con i figli, soprattutto se si trovano ancora nei primi anni di vita o di sviluppo.
Quando un genitore, che ha sempre avuto il ruolo di centro emotivo ed educativo nella vita del proprio figlio, si ammala gravemente, i bambini possono sviluppare problematiche di tipo comportamentale, vivere sentimenti di rabbia o grande frustrazione.
In questi casi il ruolo dello psicologo è fondamentale nell’agevolare la comunicazione tra i membri della famiglia e far emergere i significati che ognuno attribuisce alla situazione in corso.
Alcune famiglie provano a spostare il ruolo di pilastro educativo su altri membri della famiglia allargata, come i nonni. Questo non è sempre possibile, ed a volte potrebbe addirittura avere degli esiti non positivi.
Sensi di colpa o di vergogna possono emergere in seguito alla richiesta di cura verso i propri familiari: la persona malata può sentirsi come un peso e percepire lo stress di chi gli è vicino. Come già dicevamo, questa dinamica si presenta in modi diversi a seconda delle caratteristiche individuali e dell’equilibrio precedente.
Anche in questo caso, il significato che ogni membro della famiglia attribuisce alla condizione medica ed al nuovo ruolo che egli stesso deve ricoprire, avrà un’importanza centrale nel determinare i comportamenti successivi.

 

Cosa può fare il terapeuta?

Nella terapia di coppia il paziente è la coppia stessa.
Il terapeuta ha il compito di agevolare la comprensione di quali sono e saranno le sfide della malattia e promuovere la nascita di nuove modalità relazionali, lasciando emergere le emozioni ed i sentimenti che attraversano ognuno dei partner.
Sostenendo l’emergere di queste nuove consapevolezze, si potrà lasciare spazio allo sviluppo di un diverso equilibrio, in modo che entrambi possano ri-conoscersi e scegliere secondo quali modalità riorganizzare la propria vita.

 

Bibliografia

  • Gottman, J. M. (2008). Gottman method couple therapy. Clinical handbook of couple therapy, 4(8), 138-164.
  • Ruddy, N., & McDaniel, S. (2003). Couple Therapy and Medical Issues in Gurman, A. S., Lebow, J. L., & Snyder, D. K. (Eds.). (2015). Clinical handbook of couple therapy. Guilford Publications.
  • Watson, W. H., & McDaniel, S. H. (2005). Managing emotional reactivity in couples facing illness: Smoothing out the emotional roller coaster. In M. Harway (Ed.), The handbook of couples therapy (pp. 253–271). New York: Wiley.