L’influenza degli antidepressivi sulla sessualità è nota; ma è davvero impossibile coniugare terapia farmacologica e vita sessuale soddisfacente?

La sintomatologia depressiva è, per definizione, nemica della sessualità. L’abbassamento del tono dell’umore, la mancanza di energia, l’alterazione del sonno e dell’appetito, la perdita di interesse nella maggior parte delle attività quotidiane possono avere profonde ricadute sul funzionamento della persona e sulle sue relazioni, colpendo così la sfera affettiva e sessuale.

In caso di sintomatologia grave, persistente e invalidante, la farmacologia corre in nostro aiuto; eppure, effetti collaterali ben noti dei farmaci antidepressivi comprendono possibili disfunzioni sessuali. Circa il 60-70% dei pazienti in trattamento per depressione riporta infatti disturbi sessuali; nelle donne, ciò si traduce principalmente in scarso desiderio, scarsa lubrificazione, blocco dell’orgasmo.

Curare una depressione, specie se resistente, è sicuramente un obiettivo della massima priorità; ma per fare questo è davvero necessario sacrificare una vita sessuale soddisfacente? O è forse possibile riuscire a salvaguardare questa dimensione così importante della nostra vita?

Cosa dice la scienza?

Gli antidepressivi, tra cui i più conosciuti sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SNRI), sono generalmente il trattamento d’elezione per forme depressive gravi. Sebbene la depressione maggiore abbia, già da sé, effetti negativi sulla sessualità, questi farmaci presentano tra gli effetti collaterali comuni la possibilità di indurre disfunzioni sessuali, o esacerbare problemi già esistenti.

Che tipo di disfunzioni possono essere causate dagli antidepressivi?

Principalmente possono emergere disturbi del desiderio, disturbi dell’eccitazione, disturbi dell’orgasmo.

La sessualità è, infatti, un meccanismo estremamente complesso, fatto di elementi relazionali, situazionali, affettivi ma anche e soprattutto corporei; il corpo che noi siamo, la nostra carne, è l’elemento principe della sessualità, ciò che ci consente ci rapportarci in termini erotici e intimi a noi stessi e agli altri. E il corpo è anche (ma non solo) biologia; anche per il piacere entrano in gioco diverse molecole che influenzano la nostra risposta sessuale, come ad esempio una aumentata lubrificazione nella donna, o l’erezione nell’uomo. Tali molecole sono quindi naturalmente presenti nel nostro corpo, e la loro concentrazione varia in base a molte determinanti; tra queste stress, alimentazione, tono dell’umore, fumo, genetica… Un mix che in un delicato e naturale equilibrio porta a una capacità di risposta anche biologica che, insieme ad altri elementi situazionali e affettivi, consente di rendere soddisfacente la sessualità.

Ma cosa succede quando s’introduce un farmaco antidepressivo? Come possono questi farmaci modificare la nostra sessualità?

La motivazione è da ricercare nel loro specifico funzionamento. Essi infatti, in particolar modo i farmaci SSRI, innalzano i livelli di neurotrasmettitori come la serotonina o la noradrenalina presenti:

  • a livello centrale, in zone del cervello coinvolte nelle funzioni sessuali come il sistema mesolimbico;
  • a livello periferico, nel sistema simpatico e parasimpatico, fondamentali per eccitazione e raggiungimento dell’orgasmo.

Questo nuovo assetto molecolare porta a una modificazione biochimica che conduce ai disturbi sessuali.

Come proteggere la sessualità?

Salvaguardare la propria sessualità senza rinunciare al trattamento farmacologico: è possibile?

La risposta è ; è possibile mettere in atto diversi accorgimenti per conservare una vita sessuale soddisfacente, senza per questo aumentare la possibilità di ricadute depressive.

L’intervento si integra secondo diverse direttrici.

Terapia farmacologica

Ogni richiesta relativa alla terapia deve sempre essere discussa con lo psichiatra curante; quest’ultimo darà le migliori indicazioni per il rapporto rischio-beneficio ottimale tra protezione dalle ricadute depressive e sessualità soddisfacente. Le linee guida internazionali indicano possibili soluzioni che possono essere prese di concerto con lo psichiatra:

  • la “vacanza terapeutica” che prevede una diminuzione o una sospensione della terapia per uno o due giorni (ma con il possibile rischio di ricadute);
  • lo switch terapeutico;
  • l’aggiunta di altri farmaci con minori effetti collaterali sulla sessualità. Ad oggi infatti, diversi studi hanno dimostrato l’azione di molecole come il bupropione o il nefazodone, che agiscono positivamente sul tono dell’umore e al contempo colpiscono meno la sessualità.

In generale, ridurre farmacologicamente l’impatto degli antidepressivi è possibile; è, tuttavia, un compito complesso e di esclusivo appannaggio dello psichiatra, in grado di ridurre gli effetti collaterali proteggendo al contempo dal rischio di ricadute.

Stile di vita

Adottare uno stile di vita sano, con una regolare attività fisica può avere molteplici benefici; studi indicano come il movimento regolare abbia un’azione antidepressiva naturale. In una metanalisi di Kvam e collaboratori (2016) è emerso come l’esercizio fisico sia un valido aiuto nel trattamento della depressione maggiore, da affiancare ad antidepressivi e alla psicoterapia. Cercare quindi di mantenere un’attività fisica regolare aiuta a:

  • riattivare il fisico;
  • far salire i livelli di adrenalina;
  • liberare endorfine e serotonina;
  • mantenere una routine in un contesto come quello della depressione, che vede invece lo stravolgimento delle attività quotidiane.

Inoltre, una strategia utile potrebbe essere effettuare attività fisica prima di qualsiasi attività sessuale; in uno studio di Lorentz e collaboratori (2014), è emerso come trenta minuti di attività fisica moderatamente intensa almeno tre volte a settimana aiutassero ad alleviare i disturbi sessuali in un gruppo di donne in trattamento con antidepressivi, specialmente se effettuatati prima di qualsiasi attività sessuale.

Terapia personale o di coppia

Intraprendere un percorso di terapia è sicuramente di giovamento per i sintomi depressivi; è ormai estesamente documentato in letteratura come l’associazione di una psicoterapia al trattamento farmacologico sia significativamente più efficace della sola assunzione della terapia. L’importanza di chiedere l’aiuto di un esperto si conferma ancora di più quando subentrano disturbi di ordine sessuale: sia che si parli di percorsi individuali che di coppia, il terapeuta sarà in grado di fornire le indicazioni più corrette per trovare strade alternative ad una sessualità soddisfacente.

Curare quindi una patologia invalidante come la depressione maggiore senza rinunciare alla sessualità e al suo valore terapeutico è possibile; come tutto ciò che riguarda la sfera psicologica e intima dell’essere umano, non esiste una ricetta preconfezionata, ma un insieme di strategie diverse, a misura di ciascuno e di ciascuna storia personale.

I professionisti della salute (psichiatra, psicoterapeuta) sono in grado di guidare la persona nella scoperta delle opzioni terapeutiche più autentiche e “su misura”, in grado di unire serenità e una vita sessuale soddisfacente.

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