L’intento dell’articolo è di proporre una riflessione sulla complessità di variabili da considerare rispetto ad un fenomeno in aumento nella cultura italiana: l’infertilità.
Cosa si intende con il termine “infertilità? Quanto è frequente?
Si parla d’infertilità dopo un anno di rapporti non protetti non avviene il concepimento o non si riesce a portare a termine la gestazione.
L’infertilità è un fenomeno che coinvolge il 15% delle coppie in età fertile, e il 30% delle donne tra i 25 e i 49 anni è coinvolto nel fenomeno di infertilità secondaria, ossia l’impossibilità di concepimento dopo una prima gravidanza.
Possibili cause dell’infertilità
Quando si hanno dubbi sulle capacità riproduttive, si inizia con individuarne le cause.
Queste possono coinvolgere diversi aspetti quali:
- età anagrafica,
- disfunzioni ormonali,
- disfunzioni dell’apparato riproduttivo,
- infezioni pregresse o malattie a trasmissione sessuale,
- condizioni ambientali avverse,
- abitudini alimentari,
- abitudini nocive come alcol e fumo,
- fattori psico-emozionali.
Fare indagini diagnostiche sull’apparato riproduttivo dei partner e analizzare lo stile di vita della coppia è importante per valutare quali rimedi e terapie siano utili per risolvere il problema.
Gli esami disponibili sono molteplici, lo specialista che segue la coppia saprà consigliare quali siano i più appropriati per rispondere alla situazione individuale.
Fattori sociali e psicologici dell’infertilità
In Italia in media si cerca la prima gravidanza intorno ai 30 anni. Le coppie aspettano più tempo per creare una famiglia, l’età d’ingresso nel mondo del lavoro si è alzata, prima si termina il ciclo di studi e si cerca una stabilità lavorativa ed economica che costruisca una base solida per la gestione della famiglia. Tuttavia il picco di fertilità della donna rimane intorno ai 20-25 anni, non seguendo le tendenze culturali, ma quelle biologiche.
Il primo dato da valutare per capire come l’infertilità possa influenzare la psiche e la vita sessuale dell’individuo è esplorare il motivo per cui si desidera avere figli.
In passato avere figli era un fenomeno naturale, essi rappresentavano forza lavoro che apportava benessere; l’impegno e il loro mantenimento fino all’adolescenza era relativamente modesto e le famiglie erano strutturate in modo da poter fornire una rete di sostegno e supporto a bambini ed anziani.
Oggi la costruzione della famiglia si è ristretta alla coppia, con molti meno figli. Questo dimostra che il desiderio riproduttivo che si pensa sia innato nell’uomo, subisce invece le influenze sociali. I benefici apportati dai figli oggi sono meno evidenti, mentre l’impegno di tempo, energia e finanze sono notevolmente aumentati.
Stigma
La nostra cultura attribuisce ancora oggi molta importanza alla genitorialità, come se per raggiungere la piena età adulta sia desiderabile, naturale e necessario essere anche genitori. Il matrimonio o il solo vivere insieme sembra che implichino un “obbligo” sociale e famigliare di mettere al mondo un figlio.
Non conformarsi a questo modello corrisponde a essere stigmatizzati come persone immature, egoiste e incomplete. Questa pressione può essere particolarmente dolorosa per chi non sceglie questa condizione, e ha un desiderio che non può realizzare.
La figura della donna
L’impatto psicologico che l’infertilità ha sulla donna è generalmente più pesante rispetto a quello che ha sull’uomo, per una maggiore identificazione sociale nel ruolo di madre, per il maggior impegno e stress che la funzione riproduttiva comporta sul suo fisico.
Attualmente la donna può avere occupazioni più gratificanti e remunerative, rispetto al passato. Ha la possibilità di studiare, di formarsi, di avere accesso alla cultura e questo offre la possibilità di costruire una vita profondamente gratificante, che vada oltre al modello del femminile materno.
La mancanza di un figlio, anche quando non è direttamente una scelta, ma una perdita dolorosa, ha oggi molte più possibilità di venire assorbita senza causare crisi d’identità con la propria femminilità.
La figura dell’uomo
La paternità gioca un ruolo altrettanto importante rispetto all’autostima e al senso di mascolinità, nonostante sia socialmente meno enfatizzato rispetto alla figura femminile. Anche per lui, come per la donna, il tema dell’infertilità può avere effetti sulla percezione della propria identità sessuale, sulla funzione sessuale e sulla relazione. Tuttavia l’uomo tendenzialmente riesce a riversare la mancanza della paternità su altre attività sportive e lavorative.
Tabù
La situazione delle coppie che non riescono ad avere figli rappresenta in Italia un tabù di cui generalmente non si parla. Chi ricorre alla Procreazione Medicalmente Assistita di solito lo fa di nascosto da amici e parenti; inoltre la chiesa non sostiene le soluzioni prese in questa direzione.
Problemi sessuali
I problemi sessuali sono frequenti quando si tocca il tema dell’infertilità.
I tentativi di concepimento e l’aspettativa di esso scatenano molte emozioni intense rivolte verso di sé o verso il partner, come frustrazione, risentimento, colpa o ansia. La sua non riuscita e lo stress per le indagini mediche fanno calare di molto il desiderio sessuale.
Diminuendo il piacere alla sessualità, diminuiscono ancora le possibilità di concepire.
Conclusioni
Dall’inquadramento fatto rispetto a questo tema attuale, si evince l’importanza per la coppia di essere seguiti professionalmente, costruendo un rapporto di empatia e fiducia con gli specialisti di riferimento che potranno accompagnare i partner a scegliere i percorsi più in linea con loro, sentendosi protagonisti attivi nella ricerca e non solo “oggetto di cura”.
Affrontare tabù e stigmi sociali aiuta a limitare l’isolamento della coppia, creando una rete sociale che sostenga, comprenda e li aiuti nella fase di elaborazione della condizione d’infertilità e nella costruzione di un progetto di vita nuovo.
Fonti
Coco, L.S.S, Zarbo, G. (2010). Diagnosi e terapia dell’infertilità di coppia. Giornale Italiano di ostetricia e ginecologia 32.
Lazzari, L. (2016) Quando la scienza fallisce. Maternità negata e ridefinizione della “normalità”. In Essere o non essere madre: Scelta, rifiuto, avversione e conflitto. Maternità e identità femminile nella letteratura e cultura italiane, Intervalla: Special, vol. 1, pp. 61-73.
Testa, G. e Graziottin, A., (2006). Infertilità e sessualità: il ruolo del ginecologo. Giornale italiano ostetricia e ginecologia. 28 (4), 169-173.