Per vivere una sessualità serena ed in piena consapevolezza, avere una buona dose di informazioni corrette sui metodi contraccettivi attualmente disponibili è fondamentale.

Con contraccezione intendiamo quei metodi adibiti al controllo delle nascite. Si tratta dunque di strumenti di protezione contro gravidanze indesiderate (si ricorda la specificità di questi strumenti solo per le gravidanze: l’uso dei contraccettivi infatti non protegge di per sé dalle MST, Malattie Sessualmente Trasmissibili).

I metodi contraccettivi sono molto diversi, sia in termini di utilizzo che in termini di accettabilità. In questo articolo ci soffermeremo su quelli reversibili (per i quali è possibile un completo ripristino della fertilità dopo l’interruzione del loro uso).

Ovulazione e ciclo mestruale: facciamo un recap

La contraccezione è in grado di intervenire in diversi momenti del ciclo ovulatorio. Il ciclo ovulatorio consiste di tre fasi, caratterizzate da fluttuazioni dei livelli di estrogeni e progesterone. Durante la fase follicolare (o fase pre-ovulatoria),  i follicoli crescono e si differenziano, ma solo uno di loro andrà incontro ad ovulazione producendo l’ovocita. In questa fase si alza il livello degli estrogeni ed aumenta la secrezione di gonodotropine. Si predispone così la fase ovulatoria, in cui i livelli di secrezione dell’ormone FSH (ormone follicolo-stimolante) e dell’ormone LH (ormone luteinizzante) aumentano fino a raggiungere un picco. Viene così liberato l’ovocita dal follicolo, che viene in seguito incanalato nelle tube uterine, dove potrà essere fecondato dagli spermatozoi.

In seguito si identifica la fase luteinica, in cui viene preparata la mucosa uterina per la fecondazione grazie alla produzione di progesterone da parte del corpo luteo. Estrogeni e progesterone infatti concorrono allo sviluppo dell’endometrio proliferativo, necessario per la crescita embrionale in caso di fecondazione. In assenza di gravidanza il ciclo termina con il dissolvimento in tessuto cicatriziale dell’endometrio attivo tramite le mestruazioni.

Contraccezione reversibile: quale tipologia?

La contraccezione reversibile si divide in metodi di barriera e metodi ormonali (non di barriera). La scelta è assolutamente personale e dovrebbe essere fatta secondo la propria condizione di salute, le proprie abitudini ed il proprio stile di vita. Proprio perché alcune tipologie di contraccezione (i metodi ormonali) possono essere assunti solo sotto stretto controllo medico, è necessario fare sempre riferimento ad un medico di fiducia per la loro assunzione.

Metodi di barriera: i più utilizzati

Tra i metodi di barriera più conosciuti troviamo il preservativo (o condom). Oltre ad essere un metodo contraccettivo sicuro, il preservativo è in grado di proteggere anche da numerose malattie sessualmente trasmissibili. Ad oggi i preservativi sono disponibili anche in materiali diversi dal lattice (che in alcuni casi può dare luogo ad allergie). Esistono infatti materiali tecnologicamente avanzati adatti anche agli allergici, come il poliisoprene o la gomma naturale.

I preservativi esistono anche al femminile: si tratta infatti di una guaina di lattice sintetica da posizionare nella vagina in grado di raccogliere lo sperma. Il condom è composto da due anelli flessibili, uno da inserire all’interno della vagina e uno posto alla sua estremità. Anch’esso è in grado di limitare la trasmissione di alcune malattie veneree. E’ importante che venga inserito adeguatamente nella giusta posizione affinché possa svolgere la sua efficacia.

Il diaframma consiste in una coppetta di lattice o di gomma da inserire in prossimità del collo dell’utero affinché possa coprire interamente la cervice. Viene tipicamente usato assieme ad uno spermicida per fornire una barriera sia fisica che di tipo chimico allo scopo di diminuire il rischio. Può essere usato assieme al preservativo. Anche per il suo corretto utilizzo si consiglia il parere di un medico e/o una visita ginecologica.

Metodi ormonali: effetti sulla produzione di ormoni.

Diverse tipologie di contraccettivi ormonali sono ad oggi disponibili. Il loro potere contraccettivo è dovuto al loro effetto sugli ormoni sessuali, gli estrogeni ed il progesterone. Ognuno di essi richiede una prescrizione medica, che deve seguire ad un’attenta valutazione della storia di vita e della storia clinica della persona, del ciclo mestruale, dell’aderenza. Il meccanismo di tali metodi contraccettivi è quello di “sopprimere” l’ovulazione, riproducendo i livelli ormonali presenti durante il periodo di gravidanza.

Pillola contraccettiva

Tra di essi troviamo la pillola contraccettiva: largamente diffusa a causa della sua facilità di somministrazione, se correttamente usata gode di un’alta percentuale di efficacia. Tipicamente si presenta in confezioni da 21 pillole attive da assumente giornalmente, seguite da 7 pillole “placebo” in grado di favorire la regolarità di assunzione (alcune tipologie di pillole contraccettive non presentano le pillole placebo, così la persona nei 7 giorni di pausa dovrà interrompere l’assunzione della pillola per riprenderla l’ottavo giorno). In genere le mestruazioni si presentano qualche giorno dopo l’assunzione dell’ultima pillola del blister.

Cerotti

La somministrazione di ormoni è possibile anche grazie ai cerotti, da applicare settimanalmente per le prime tre settimane del ciclo mestruale con una pausa di una settimana. Per una corretta applicazione è necessario scegliere una porzione di pelle pulita, asciutta, glabra e priva di ferite e/o irritazioni. Per garantire l’effetto contraccettivo è necessario applicare il cerotto in una posizione sempre diversa rispetto a quella della precedente applicazione. Inoltre, il cerotto deve sempre risultare bene applicato: i bordi devono bene aderire alla pelle e su di esso non devono essere applicate lozioni, creme e quant’altro possa ridurre l’efficacia contraccettiva. Rispetto alla pillola orale il cerotto ha la comodità di non dover essere assunto giornalmente quanto posizionato settimanalmente (nonostante il meccanismo d’azione sia pressochè equivalente).

Anello

L’anello intravaginale consiste in un anello trasparente e flessibile da posizionare nella vagina. Grazie alla sua particolare forma, una volta inserito rimane in posizione. Rimuoverlo è semplice: basta agganciarlo con le dita ed estrarlo dalla vagina. Va lasciato in vagina per tre settimane e rimosso per la settimana di pausa. Al termine della pausa un anello nuovo sarà nuovamente inserito in vagina.

Contraccettivi sottocutanei

Esistono inoltre dei contraccettivi sottocutanei, piccoli dispositivi (bastoncini) da inserire sotto la pelle del braccio. Si tratta di una soluzione a lungo termine in quanto il suo effetto può durare fino a tre anni. Il posizionamento deve essere effettuato da personale medico esperto: tale operazione risulta essere tuttavia minimamente invasiva e di breve durata. La rimozione dell’impianto va effettuata con le stesse modalità.

Spirale

Esistono inoltre dei dispositivi intrauterini meccanici come la spirale caratterizzati meccanismo “intercettivo”. La reazione da essi provocata è in grado di inibire la risalita degli spermatozoi all’interno dei genitali femminili o di interferire con l’ovulo fecondato. Anche questo dispositivo deve essere applicato da un medico in modalità ambulatoriale. Può rimanere in sede anche fino a 5 anni.

Contraccezione d’emergenza

Infine, una sezione a parte deve essere segnalata per la contraccezione d’emergenza. Si tratta di interventi di tipo farmacologico e non con lo scopo di prevenire una gravidanza indesiderata a seguito di un rapporto sessuale non protetto (o protetto in modo inadeguato). Come si evince dalla dicitura si tratta di misure occasionali che non possono sostituire la regolare assunzione di un metodo contraccettivo. Per la loro efficacia è necessario rispettare le tempistiche specifiche di ciascuna misura. E’ tuttavia da sottolineare che, laddove l’impianto si sia già stabilito, tale metodica non risulta efficace.

Referenze:

Colquitt, C. W., & Martin, T. S. (2017). Contraceptive methods: A review of nonbarrier and barrier products. Journal of pharmacy practice, 30(1), 130-135.

http://www.salute.gov.it/