Le 4 fasi della separazione

Come si supera la fine di una relazione importante? Come posso gestire la vita senza venire sopraffatto dal dolore? Come mai è finita? Quando inizierò a stare meglio? Come si fa a separarsi?

Quando una storia d’amore finisce lascia lo spazio a molte e domande e a molta confusione.

La mancanza della persona che avevamo accanto e la perdita della relazione di coppia lasciano in genere una forte sensazione di vuoto, lo stravolgimento delle abitudini e un intero mondo di aspettative e di progetti di coppia infranti.

L’intento di questo articolo è quello di descrivere in linea generale le fasi che ci si trova ad affrontare in seguito alla chiusura di una relazione; l’obiettivo è quello di dare alcune informazioni utili per aumentare la consapevolezza di chi si trovi in questa situazione delicata e magari ne possa percepire un certo senso di normalità rispetto al suo vissuto personale.

 

La prima fase

La prima fase riguarda la reazione consecutiva alla rottura di una relazione; tale fase comprende: incredulità, alternata a momenti di accettazione e di negazione; confusione, la sensazione di disorientamento rispetto alle abitudini mantenute fino a poco prima e ora cambiate; scoppi emotivi, emozioni come la tristezza e la rabbia irrompono nel quotidiano con forte intensità; pensieri ossessivi, ripetizione mentale delle motivazioni che hanno portano alla fine del rapporto; sintomi fisici, come il disturbo del sonno e dell’appetito, respirazione difficoltosa, nausea, palpitazioni, sensazioni di tensione, difficoltà di concentrazione. Intervengono in questa fase meccanismi di negazione del dato di realtà, fatica ad accettare l’accaduto o difficoltà ad accettare la propria sofferenza.

Questa fase di negazione dura in genere da qualche ora a una settimana, è utile per poter dare un po’ di tempo al corpo e alla mente per accettare la realtà e passare alla fase successiva; se si protrae per più tempo diventa una condizione problematica e, come tale, consiglio di rivolgersi ad un professionista.

 

Nella seconda fase la persona inizia a rendersi conto della perdita e aumentano di intensità il dolore e la rabbia.

Questa fase è caratterizzata da:

  • rabbia, nel tentativo di attribuire le colpe all’altro o a sé;
  • speranza che si possa tornare insieme;
  • tristezza, al pensiero della perdita definitiva del rapporto.
  • In una sorta di calma apparente, sono comuni esplosioni di pianto ricorrente;
  • frustrazione collegata ad uno stress psicofisico;
  • possibile senso di colpa e di ricerca della persona, nella speranza che si possa recuperare il rapporto.

La rabbia può nascere dalla paura di ritrovarsi soli; può essere rabbia per essere stati abbandonati, collera verso i comportamenti le scelte dell’altro.  La rabbia in questa fase può essere utile per attenuare l’amore e prendere distanza dall’altro. Può anche essere disfunzionale se ha scopi di vendetta e se è supportata dall’odio.

 

Nella terza fase è bene che la persona passi attraverso il dolore e la disperazione.

Questa fase sembra indispensabile affinché l’elaborazione della fine della relazione avvenga. Comporta l’entrare in contatto con la tristezza la sofferenza. È un tempo statico, fatto di domande e di ricordi, sensazioni di collera si alternano a momenti di nostalgia; lentamente, si inizia a sentire il bisogno di una nuovo modo di organizzare la propria vita.

Caratteristiche di questa fase sono la tendenza a evitare i rapporti sociali, stanchezza mentale e fisica, mancanza di motivazione, sensazione di impotenza e di abbandono, irritabilità. Non è facile stare a contatto con la sofferenza, ma diventa funzionale per poter dedicare uno spazio al riconoscimento degli aspetti buoni e problematici del rapporto, per trovare un posto ai ricordi, anche se fanno male, e dedicargli un luogo nella nostra esistenza.

 

Nella quarta fase la persona accetta la separazione e inizia a investire le sue energie nella riorganizzazione della sua esperienza.

Le emozioni di tristezza e rabbia ci sono ancora, ma con un’intensità più moderata. Gradualmente la persona ritira gli investimenti che aveva fatto sulla relazione; inizia ad avere la volontà e la motivazione di investire su di sé, ritrovando un nuovo senso di controllo sulla propria vita, sul proprio corpo, riappropriandosi di nuovi ruoli e di funzioni, lo stress diminuisce e aumenta l’energia fisica ed emotiva.

Ognuno vive le separazioni attribuendogli significati molto personali che non è possibile generalizzare e vanno visti nella loro unicità; talvolta si tenta di evitare le emozioni e si fa di tutto per impedirsi di sentire, per non entrare in contatto col dolore, che è però presente, e probabilmente troverà un altro modo per manifestarsi, se non ce ne si prende cura.

Anche durante questo periodo così difficile e doloroso ci possono essere dei momenti che ci procurano gioia genuina, e questi non tolgono niente al lavoro che stiamo facendo sulla sofferenza della separazione; tuttavia riconoscerli e apprezzarli possono contribuire a dare un senso di leggerezza e a ricordare che, anche se ora può sembrare lontano, non ci si è dimenticati di come si possa essere felici.

 

Conclusioni

Concludo lasciandovi una riflessione: ogni cosa esistente è soggetta al cambiamento, per quanto proveremo a controllare e a pianificare la realtà, lei non sarà mai come ce la aspettiamo; tuttavia noi abbiamo la possibilità di essere resilienti e di avere la potenzialità di riorganizzarci, di rinascere ad ogni cambiamento.

 

Bibliografia

  • Bowlby, J. (1973). Attaccamento e perdita. Torino: Bollati Boringhieri.
  • Bowlby, J. (1980). Attaccamento e perdita. Torino: Bollati Boringhieri.