Parlare di disturbi dello spettro autistico non è semplice, poiché quello che si cerca di fare è spiegare e comprendere una patologia che comporta un accesso al mondo del tutto peculiare, un modo di fare esperienza diverso da quello dei neurotipici.

Se poi al concetto di autismo accostiamo anche i concetti di affettività e sessualità si rischia di non capirci più niente!

In questo articolo proverò a rispondere ad alcune domande che potranno renderti più chiara la situazione, come: chi sono i neurodiversi? Come vivono la sessualità? Sentono il bisogno di avere una relazione amorosa o ne sono totalmente disinteressati? Quanto è importante l’educazione sessuale?

Chi sono i neurodiversi?

Il termine neurodiversità viene coniato verso la fine degli anni ’90 da Judy Singer, sociologo che aveva dedicato larga parte dei suoi studi ai disturbi dello spettro autistico.

Questo concetto nasce dalla considerazione per cui non esiste uno standard di riferimento verso il quale confrontare le menti di tutti gli individui del mondo. In altre parole: come si fa a definire “normale” o “anormale” la mente di una persona? Quello di normalità, in questo caso, sembra essere più un concetto statistico che un giudizio vero e proprio; indica quel gruppo di persone con le caratteristiche neuropsichiche maggiormente rappresentate nella popolazione (definiti neurotipici).

Con neurodiverso si intendeva inizialmente un individuo con disturbo dello spettro autistico; in seguito si è deciso di estendere il termine anche ad individui che presentavano altri tipi di disturbi. Ad esempio ADHD, discalculia, dislessia, disturbo del linguaggio, dello sviluppo, sindrome di Tourette, disabilità mentale, fino a comprender anche schizofrenia, disturbo bipolare e i disturbi di personalità.

Per questioni di spazio, in questo articolo mi concentrerò esclusivamente sui disturbi dello spettro autistico.

La sessualità nei disturbi dello spettro autistico

Una delle caratteristiche principali dei disturbi dello spettro autistico è la compromissione della comunicazione sociale e dell’interazione sociale; in particolare sono deficitarie la reciprocità socio-emotiva, i comportamenti comunicativi non verbali e lo sviluppo, la gestione e la comprensione delle relazioni. Non stupiamoci quindi se vediamo un autistico che non riesce ad inserirsi nei “normali” ritmi della conversazione, se non rispetta il proprio turno, se fatica a mantenere il contatto visivo o non comprende gesti per noi comuni, o ancora se non riesce ad adattarsi ai diversi contesti o a fare amicizia.

Come ho detto in un altro articolo “sessualità è anche comunicazione”, per cui deficit in quest’area avranno delle ripercussioni sulla sessualità stessa.

Quando si parla di sessualità nel contesto dell’autismo, la tendenza è quella di sottolineare gli aspetti problematici o addirittura di non parlarne proprio, fingendo che questi individui siano completamente disinteressati al sesso o alle relazioni. Ma non è così!

Non c’è una modalità specifica di esercitare la sessualità: alcune di queste persone possono non essere interessate alle relazioni o al sesso, ma tantissimi soggetti nello Spettro dell’autismo sentono la necessità di avere una relazione. Purtroppo, la complessità dei processi relazionali e le sfumature sociali che sono coinvolte nel processo di costruzione di una relazione, rendono difficoltoso per un soggetto autistico intraprenderla e portarla avanti. La ricerca di una compagna o di un compagno è già complessa per le persone neurotipiche, figuriamoci per le persone nello spettro autistico!

Uno dei problemi più diffusi nell’ambito dell’autismo è la definizione dell’orientamento sessuale: molti adulti con autismo affermano infatti che sia riduttivo descrivere il loro orientamento sessuale attraverso le etichette “etero-“, “omo-” o “bisessuale”. Tra le persone a sviluppo tipico, il riconoscimento della propria sessualità costituisce un iter di passaggio, invece nei soggetti appartenenti allo Spettro le pulsioni sessuali giungono all’improvviso e la richiesta è talmente forte che rimangono spiazzati (per saperne di più sull’orientamento sessuale leggi questo articolo).

L’importanza dell’educazione sessuale

L’educazione all’affettività e alla relazione è fondamentale, perché permettono poi di trattare il tema della sessualità.

Questo diventa uno degli elementi di lavoro e di crescita all’interno dello sviluppo della persona autistica, proprio come accade nei neurotipici.

Lavorare sull’affettività permette poi di far comunicare due mondi diversi, quello del ragazzo autistico e quello del neurotipico; si sviluppa così una condivisione di significati che non avviene naturalmente e che aiuta la comunicazione.

Altrettanto importante è lavorare sulla consapevolezza, sulla coscienza di sé. Questo perché spesso capita che abbiano delle esigenze che non corrispondono alle loro capacità; ad esempio vorrebbero avere una ragazza, ma non hanno la minima idea di come comportarsi.

Lavorare a livello psicoeducativo è fondamentale proprio per creare quelle abilità  che possono permettere loro di entrare in relazione con le altre persone. Il primo step per rendere meno vulnerabili le persone autistiche è fornirgli informazioni sul tema della sessualità, e permettergli di commettere degli sbagli! Imparare dalle proprie (ed altrui) esperienze è il modo migliore per crescere.

Bibliografia

DSM 5 (2014). American Psychiatric Association. Raffaello Cortina Editore.

Lawson, W. (2005) Sesso e sessualità nei disturbi autistici.  Erickson Edizioni.

Reynolds, K.E. (2014) Sessualità e autismo: Guida per genitori, caregiver e educatori. Erickson Edizioni.