L’utilizzo del termine pansessuale è in continua crescita, sebbene la sua diffusione sia relativamente recente. Di pari passo con la maggiore conoscenza delle identità non cisgender, e nel contesto di una rivendicazione di inclusività terminologica, ha dato un nome al sentire di molt*.

In questo articolo scopriremo che cosa significa, quale sia la differenza con la bisessualità e demoliremo alcuni stereotipi a proposito. Potrai, così, essere più pront* ad accogliere le persone che si definiscono tali. O – perché no – potresti scoprire che è proprio questa la parola che fa al caso tuo!

Il significato di pansessualità

 Per molte persone essere pansessuali/panromantic* significa provare attrazione sessuale e/o romantica verso qualcun* a prescindere dal suo genere o sesso biologico.

Questa è solo una delle numerose definizioni esistenti, perché il dibattito in merito è ancora molto acceso. Quando si parla di orientamenti sessuali, imporre un unico significato porta inevitabilmente a escludere le persone che non lo sentono come proprio. Ognun* ha il diritto di definire la sua identità nel modo che ritiene più adeguato e rappresentativo: “pansessualità” può includere accezioni diverse, tutte ugualmente fondate.

Anche se le persone pansessuali parlano del proprio orientamento in modi unici e differenziati, nelle loro narrazioni ricorre quasi sempre un elemento: andare al di là della concezione che l’attrazione può essere provata solo verso due generi (M o F).

Una casella che le contiene tutte

Un numero crescente di persone, sopratutto giovani, trova nella pansessualità una descrizione rappresentativa, ritenendola più ampia, elastica e inclusiva di altre. Il termine pansessualità, infatti, si è diffuso con l’intento di differenziazione da etichette più stringenti, che non erano esplicitamente inclusive di identità ed espressioni non conformi o non binarie. Ha dato visibilità alle relazioni con persone trans, agender, genderqueer, e gender non conforming: a tutte le identità al di fuori dei canoni di cisnormatività che precedentemente erano escluse – o non esplicitamente incluse – dagli orientamenti sessuali e romantici.

“Pansessualità” è diventata, così, una casella che le contiene tutte, che guarda alla persona, prima che al suo genere.

Pansessualità e bisessualità non sempre corrispondono

Così come esistono più significati attribuiti alla pansessualità, allo stesso modo anche la bisessualità è – ed è stata – descritta in molti modi diversi. In assenza di definizioni univoche da mettere a confronto, non è facile spiegare perché non sempre corrispondono. Diverse persone, però, fanno ricadere la differenza nel fatto che la bisessualità non pone la stessa enfasi sulla persona. Viene concepita, infatti, come attrazione sessuale e romantica per due o più generi.

Bisessualità: una definizione discriminante?

Una critica mossa in passato alla bisessualità era legata alla concezione binaria apparentemente propria della parola stessa (bi-sessualità), ritenuta essere escludente di tutt* coloro che non si identificano nelle due alternative maschio/femmina. Questa accusa è stata una delle motivazioni che hanno portato a concettualizzare la pansessualità, per superare il limite delle due opzioni (pan = tutto). La comunità bisessuale, nel tempo, si è fermamente opposta a questa visione, affermando di riconoscere e rispettare l’attrazione per tutte le configurazione identitarie, comprese quelle non binarie.
Per questo, la bisessualità ha iniziato a essere considerata un termine ombrello, racchiudendo tutte le forme di attrazione verso identità non monosessuali/romantiche, tra cui la pansessualità.

É quindi corretto riconoscere che per alcune persone esiste una differenza tra bisessualità e pansessualità, per rispettare chi consapevolemente preferisce l’una o l’altra etichetta. D’altra parte è altrettanto importante comprendere che, seppur distinti, i due orientamenti sono in relazione l’uno con l’altro, e può essere inesatto contrapporli come antitetici. Alcune persone, infatti, li usano entrambi per parlare di sé.

Pansessualità non è sinonimo di confusione

Uno degli stereotipi negativi maggiormente diffusi sulla pansessualità, è che si tratti dell’ennesima etichetta utilizzata per giustificare le persone confuse. Avere dubbi sul proprio orientamento sessuale è legittimo, e viene solitamente detto questioning, quando ai dubbi seguono domande e percorsi di esplorazione di sé. Essere pansessuali, però, non è sinonimo di essere in questioning: è scorretto assumere che provare attrazione sessuale e/o romantica, a prescindere dal genere, significhi essere confus*. Le persone pansessuali non hanno perso la bussola, non stanno attraversando “una fase” e tantomeno stanno negando il loro vero orientamento. Reputarle confuse significa negare la loro identità. Per rispettare le persone pansessuali, è necessario essere consapevoli che gli orientamenti sono ben più dei due maggiormente conosciuti (etero e omosessuale), e che tutti sono allo stesso modo validi.

Le persone pansessuali non sono più infedeli di altre

Solo perché una persona pansessuale può essere attratta potenzialmente da chiunque, non significa che lo sia. Così come un uomo eterosessuale non è attratto da tutte le donne che incontra. Essere pansessuali non vuol dire avere un comportamento sessuale più attivo, o promiscuo “per natura”: esistono preferenze proprio come negli altri orientamenti.

In più, non ci sono dati a supporto di una più alta percentuale di tradimenti: non c’è motivo di pensare che ci sia una maggiore propensione all’infedeltà, o inadeguatezza a relazioni monogame. Le persone pansessuali possono essere, così come tutte le altre, poliamorose; non esiste, però, alcuna consequenzialità tra stile relazionale (monogamo o non monogamo) e orientamento.

La P nascosta nella sigla LGBTQ+

Nella sigla LGBTQ+, il “+” prende il posto di molte e altrettante importanti iniziali, tra cui la P di Pansessualità. Far parte della sigla, però, non porta sempre con sé la visibilità dovuta. Alcuni orientamenti e identità di genere tendono a rimanere nell’ombra, anche nella comunità stessa, rendendo più difficile la possibilità di viversi in modo autentico. L’invisibilizzazione/cancellazione è una forma di discriminazione con un forte impatto su chi la subisce. Le persone pansessuali sono particolarmente esposte, perché solo recentemente riconosciute parte della comunità LGBTQ+, oltre che a causa degli stereotipi negativi che le riguardano. Opporsi alla cancellazione è possibile, e il primo passo per farlo è riconoscere come valide le identità pansessuali: dando loro visibilità, si contribuisce a ridurre il rischio che siano emarginate.

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