Amore romantico e attrazione fisica: due modi diversi di vivere l’incontro
Come abbiamo visto nell’articolo precedente spesso diamo per scontati alcuni aspetti della sessualità e dell’orientamento sessuale, che possono essere incredibilmente differenti in ogni individuo.
Barton e colleghi (2019) sottolineano che nel mondo contemporaneo occidentale il tema della sessualità è esplicito e pervasivo in diversi contesti. Ci abituiamo a parlarne, ma probabilmente in un modo un pò piatto.
Le complessità e i modi del come ci si senta attratti verso qualcuno vengono spesso tralasciate.
Per cercare di dare una spiegazione a questi diversi modi, gli autori descrivono due diverse narrazioni.
- Da un lato abbiamo l’esperienza da chi, in un primo incontro a due, racconta della tensione erotica, del desiderio sessuale e del un contesto in cui esse sono cresciute. Il contesto accompagna e fa da sfondo al movimento emotivo della coppia.
In questo caso l’attrazione fisica è primaria e si sviluppa parallelamente o secondariamente quella emotiva.
- Una narrazione differente è quella in cui l’innamoramento romantico e la sintonia emotiva sono centrali, in assenza di una tensione sessuale. L’attenzione è indirizzata verso l’intesa intellettuale, le abitudini comuni, il modo di parlare, la gestualità e così via.
Manifestazioni differenti
L’amore romantico e l’attrazione fisica si manifestano in modo differente.
Osservate una coppia parlare ad un tavolo: i due si mordicchiano, inumidiscono o si toccano spesso le labbra? C’è della tensione sessuale.
I due parlano gesticolando, protendendosi l’uno verso l’altro, sorridendo a vicenda e annuendo a quello che dice l’altro? C’è un legame affettivo.
Le due componenti sono differenti e non necessariamente collegate.
Ogni persona può vivere il proprio incontro con l’altro passando attraverso un’esperienza o l’altra.
Ci sarà quindi chi riesce a godersi gli incontri sessuali senza provare una particolare attrazione verso l’altro, chi prova un innamoramento senza provare attrazione fisica, o chi riesce a sentirsi eccitato solamente quando instaura un rapporto emotivo importante.
Quando prevale l’amore romatico.
Demisessualità è il termine utilizzato per descrivere un orientamento sessuale in cui l’attrazione sessuale è subordinata all’emergere di una profonda relazione affettiva.
É una tendenza innata, un modo di vivere le relazioni interpersonali.
Bahadur (2017) riassume così: tipicamente, quando si incontra qualcuno, si avverte in modo istintivo un grado di attrazione fisica nei suoi confronti (alto o basso); una persona demisessuale, invece, non ha questo tipo di impatto iniziale.
Sfatiamo un pò di convinzioni ricorrenti ed erronee:
È una forma di “frigidità” o avversione sessuale?
Assolutamente no. Non si tratta di rifiuto del sesso o di problemi nel praticarlo. L’intensità dell’eccitazione e del piacere erotico sarà identica a quella del resto delle persone, ma si sviluppa secondariamente ad una relazione profondamente emotiva.
Non ha a che fare con una forma di morale personale nè di modestia.
Non ha a che fare con traumi passati.
Non è un ritardo dello sviluppo sessuale.
Non ci sono problemi medici o ormonali.
Perché la necessità di un’etichetta?
Il sito web demisexuality.org spiega molto bene che il bisogno di darsi un’etichetta (o una categoria) nasce dall’esigenza di avere uno spazio all’interno del quale poter parlare e condividere esperienze circa il proprio modo di vivere la sessualità, che può essere frainteso o non compreso da un alto numero di persone.
La demissessualità non è da confondere con l’asessualità.
Una persona si definisce asessuale quando non prova un interesse o un desiderio nei confronti del sesso. Non stiamo parlando del fatto che il proprio partner non sia “quello giusto” o che si stia attraversando un periodo emotivamente difficile.
La mancanza di interesse sessuale, in questo caso, ha carattere di stabilità. A questo proposito, alcuni studi hanno osservato che questa tendenza può anche modificarsi nel corso della vita.
È un disturbo?
No. È un orientamento sessuale, caratterizzato dalla mancanza di interesse verso i comportamenti sessuali.
Ad oggi è vivo un interessante dibatitto circa i limiti della definizione di disturbo, quando si parla di basso livello di desiderio sessuale.
Il DSM-III aveva incluso per la prima volta l’inibizione del desiderio sessuale, poi modificato in desiderio sessuale ipoattivo ne DSM-IV. Infine, nel DSM-5 lo ritroviamo sotto il nome di Disturbo del desiderio sessuale e dell’eccitazione sessuale femminile. Uno dei criteri fondamentali è la presenza di stress o disagio significativi nella vita della persona.
Attualmente, gli studiosi concordano sul fatto che chi definisce sè stesso asessuale, non riporta un disagio personale e non ha necessità di chiedere un aiuto clinico. Quello che viene ricercato, semmai, è uno spazio di condivisione e riflessione circa la propria esperienza.
Non è una scelta legata a motivazioni di tipo morale o religioso: non si tratta di astensione volontaria.
Infine, la mancanza di interesse verso il sesso non è legata ad una sensazione di dolore durante l’atto. Nalle interviste svolte da Prause e colleghi (2007), alcune ragazze raccontano di aver avuto delle esperienze sessuali in precedenza, che non sono descritte nè come dolorose nè traumatiche; semplicemente sono accompagnate da una mancanza di piacere.
In tutti questi casi, lo psicologo può avere un ruolo di supporto e accompagnamento attraverso la comprensione della propria sessualità e dei modi di vivere le relazioni con gli altri.
Bibliografia e sitografia
Barton, A. (2019). Demisexuality as a Contested Sexuality. New Views on Gender, 19, 25-35.
Gonzaga, G. C., Haselton, M. G., Smurda, J., sian Davies, M., & Poore, J. C. (2008). Love, desire, and the suppression of thoughts of romantic alternatives. Evolution and Human Behavior, 29(2), 119-126.
Prause, N., & Graham, C. A. (2007). Asexuality: Classification and characterization. Archives of Sexual Behavior, 36(3), 341-356.
http://demisexuality.org/articles/what-is-demisexuality/