Un ingrediente fondamentale per definire una condizione “disturbo” è che questa causi nell’individuo un disagio clinicamente significativo.

Per i disturbi elencati di seguito, i sintomi si devono presentare in tutti o quasi tutti i rapporti sessuali da almeno 6 mesi e non essere meglio spiegabili da altre condizioni non sessuali (disturbi mentali, disagio relazionale, stress ambientali, uso di sostanze, farmaci o condizioni mediche).

Ogni disfunzione può essere:

permanente (presente fin dall’esordio della vita sessuale),

acquisita (successiva ad un periodo sessualmente soddisfacente),

generalizzata (presente con qualsiasi partner, stimolazione, condizione),

situazionale (presente solo con determinati partner, stimolazioni, condizioni)

e può avere diversi livelli di gravità: lieve, moderata e grave.

Eiaculazione precoce

Qual è il disturbo sessuale più diffuso tra gli uomini? Proprio l’eiaculazione precoce (EP).

La diagnosi si basa principalmente sul colloquio con il paziente ed eventualmente con il partner; non è necessario alcun esame obiettivo se non per escludere altre patologie, come la disfunzione erettile o una sindrome prostatica cronica.

Ma chi ne soffre realmente?

La risposta a questa domanda varia a seconda della definizione utilizzata. Più del 20-30% degli uomini tra i 18-70 anni riferisce preoccupazione riguardo alla rapidità di eiaculazione. Tuttavia considerando la più recente definizione del DSM 5, solo all’1-3% degli uomini verrebbe diagnosticato il disturbo.

Il manuale, infatti, la definisce come un’eiaculazione che avviene circa 1 minuto dopo la penetrazione vaginale e prima che l’individuo lo desideri. È utile ricordare che per le attività sessuali non intravaginali non sono stati stabiliti specifici criteri di durata.

Il tempo che intercorre dall’inizio della penetrazione all’eiaculazione è stato definito tempo di latenza intravaginale (Intravaginal Ejaculatory Latency Time –IELT-).

Lo IELT è quindi mediamente <1.0 minuto nei soggetti con EP e pari a circa 3-6 minuti nei soggetti senza. Si parla comunque di una condizione multifattoriale di cui lo IELT è solo una delle componenti che, se utilizzata da sola, non è esaustiva della gravità del vissuto psicologico.

Il disturbo può determinare insicurezza e riduzione dell’autostima e ciò può indurre ansia anticipatoria, che compromette ulteriormente il controllo sull’eiaculazione con comportamenti di evitamento del rapporto sessuale.

Per approfondire alcuni aspetti sul trattamento consiglio la lettura dell’articolo che tratta dell’unico farmaco approvato, la dapoxetina.

Eiaculazione ritardata

Al contrario della precedente, questa disfunzione, piuttosto rara, è caratterizzata dal marcato ritardo o dall’assenza di eiaculazione, senza che la fase di eccitazione sessuale sia compromessa.

In genere gli uomini con eiaculazione ritardata non presentano problemi di erezione ma non riescono ad eiaculare nonostante un’adeguata stimolazione sensoriale.

Ma cosa vuol dire “ritardata”?

È complesso stabilire quale sia un tempo ragionevole entro cui eiaculare ed in letteratura non esiste un consenso circa la media per definire il “ritardo”. Secondo uno studio del 2015, tempi che vanno oltre 25/30 minuti (nonostante il desiderio di eiaculare) sono indicativi per poter fare diagnosi.

Nell’uomo con eiaculazione ritardata sono spesso riscontrabili alti livelli di insoddisfazione sessuale ed ansia legata alla performance; questo può incidere anche sul partner che, con il passare del tempo, potrebbe tendere ad attribuirsi la responsabilità di tale problematica, provando sensi di colpa e timori relativi alla propria attrattività.

La valutazione di un esperto è fondamentale per distinguerla, per esempio, dall’eiaculazione retrograda (lo sperma viene scaricato in vescica anziché fuoriuscire esternamente) o dall’orgasmo aneiaculatorio (è presente la sensazione di orgasmo ma senza la successiva emissione esterna).

Rispetto al trattamento, esistono molti approcci che vanno da interventi psicologici a quelli farmacologici anche se non esiste una terapia farmacologica specifica ed approvata.

Disturbo erettile

Meglio conosciuta con il termine “impotenza”, la disfunzione erettile (DE) è un problema comune definito da 1 tra questi 3 sintomi:

– incapacità ad ottenere l’erezione;

– incapacità a mantenere l’erezione;

– significativa diminuzione della rigidità erettile.

È difficile stimare con esattezza la prevalenza del disturbo, ciononostante tutti gli studi evidenziano un significativo aumento del deficit erettivo con l’avanzare dell’età (solo il 2% degli uomini tra i 40 e 50 anni lamenta frequenti problemi di erezione mentre quasi un over-sessanta su due può sperimentare significativi problemi di erezione).

Considerato che il pene eretto è sempre stato ed è tuttora un simbolo di virilità e di abilità sessuale, chi soffre di DE sperimenta spesso una riduzione del senso della propria mascolinità e non è raro che si accompagni a bassa autostima, poca fiducia in se stessi e sentimenti depressivi.

I trattamenti sono svariati e dipendono dalle cause: ci sono terapie psicologiche, farmacologiche, chirurgiche, ormonali; sarà il clinico ad indirizzare il paziente verso il trattamento più adeguato.

Per un approfondimento invece sulle cause del disturbo erettile, consiglio la lettura di questi articoli: cause organiche e cause psicologiche.

Disturbo del desiderio sessuale ipoattivo maschile

Per una valutazione corretta del disturbo del desiderio sessuale ipoattivo maschile si deve tener conto del contesto interpersonale.

Qualche volta la coppia può presentarsi in terapia con l’intenzione di appurare se un partner è “a basso desiderio” oppure se è l’altro ad essere “ipersessuale”. Una “differenza di desiderio”, in cui un uomo ha un desiderio inferiore a quello della partner, non è sufficiente per diagnosticare il disturbo.

Cos’è quindi il desiderio ipoattivo?

Spesso viene erroneamente scambiato per una disfunzione erettile ma in realtà è sostanzialmente diverso essendo caratterizzato da un’insufficienza o assenza di pensieri/fantasie sessuali e di desiderio di attività sessuale.

Chi soffre di questo disturbo non prende l’iniziativa sessuale ma è solitamente recettivo, cioè se opportunamente stimolato accetta l’offerta sessuale, godendone adeguatamente o meno, senza esperire emozioni negative a riguardo.

Per intraprendere la terapia psicologica è fondamentale ricostruire la storia del paziente considerando diversi fattori: vi è, per esempio, una normale diminuzione del desiderio sessuale correlata all’età; il basso desiderio potrebbe essere conseguenza di un’altra disfunzione sessuale che induce all’evitamento sessuale oppure potrebbe essere un sintomo di depressione che, quindi, andrebbe trattata per prima.

Ricorda che..

È necessario l’intervento del terapeuta nel momento in cui si sperimenta un disagio tale da richiedere aiuto; di conseguenza risulta fondamentale l’intervento clinico per comprendere la natura del problema al fine di indirizzare il singolo o la coppia verso il trattamento più adeguato.

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