Ictus. Una parola che purtroppo ci capita di sentire molto frequentemente nel corso della vita

In Italia si registrano infatti circa 200.000 casi all’anno. La maggior parte delle persone colpite ha più di 65 anni, ma anche i giovani possono essere soggetti a questa patologia, con conseguenze che variano da caso a caso per gravità e outcome. Ma che cos’è l’ictus e quali sono queste conseguenze? Quali ambiti di vita della persona coinvolgono? Cosa possiamo fare per migliorare la qualità della nostra vita dopo un ictus? Cerchiamo di partire con qualche dato.

 

Ic-che? Definizione e conseguenze dell’ictus

L’ictus (in inglese stroke) è una condizione patologica acuta che può essere causata da un’ostruzione completa o parziale di un vaso arterioso cerebrale (ictus ischemico) o da un’emorragia cerebrale per la rottura del vaso colpito (ictus emorragico). Nella zona colpita il flusso di sangue si interrompe, provocando un deficit neurologico che può essere più o meno grave, anche a seconda dell’area cerebrale danneggiata e dell’età del soggetto.

Dopo un ictus una persona può avere una serie di problemi, che potrebbero risolversi spontaneamente, risolversi in seguito a un percorso di riabilitazione o non risolversi affatto. Le difficoltà a cui più spesso va incontro un soggetto colpito da ictus riguardano:

  • problemi di movimento, tipicamente sotto forma di paralisi degli arti inferiori e superiori di un lato del corpo (emiplegia);
  • afasia (difficoltà di linguaggio), sia a livello della produzione (parlare) che a livello della comprensione;
  • disfagia (difficoltà a inghiottire);
  • aprassia (difficoltà a eseguire gesti in assenza di paralisi) dovuta principalmente a un deficit di programmazione;
  • impossibilità a guardare ed esplorare la metà sinistra del corpo e dello spazio (neglect o eminattenzione).

Ad accompagnare tutto questo non manca una sensazione di tristezza, angoscia e perfino rabbia: la depressione infatti sembra essere una caratteristica peculiare della condizione post ictus. Provate ad immaginare di essere un momento pienamente autonomi e sani (seppur con qualche acciacco!) e il momento dopo di ritrovarvi su una sedia a rotelle, incapaci di compiere gesti che all’apparenza sono semplicissimi o di non riuscire ad esprimervi come vorreste, di non sapere se questa condizione si risolverà, di dover rinunciare ai vostri sogni, rivedere completamente la vostra vita, le vostre abitudini, di dover cambiare lavoro o rinunciarvi addirittura, di dover accettare di essere dipendenti da qualcun altro.

 

Sessualità, questa sconosciuta.

Ancora una volta la sfera sessuale viene completamente dimenticata, come se non facesse parte della vita umana, come se non giocasse un ruolo fondamentale anche per definire la nostra identità: perdendola perdiamo anche una parte di noi, perdiamo delle possibilità di essere e d’azione.

Va specificato che in seguito a un episodio di ictus non è controindicato riprendere l’attività sessuale, perché non è né dannosa né rischiosa, sebbene ci sia il timore che possa causare una recidiva.

Tuttavia le persone a volte manifestano vere e proprie disfunzioni sessuali, che sembrano giocare un ruolo fondamentale nel processo di accentuazione della depressione, in quanto impediscono un ritorno alla normalità anche nell’intimità della propria vita di coppia.

Sembra infatti che la metà di coloro che hanno subito un ictus non abbia più rapporti con il proprio coniuge o compagno/a, mentre la metà rimanente vive un vero e proprio calo dell’attività sessuale!

 

Che cosa succede però nello specifico?

L’uomo manifesta vere e proprie disfunzioni erettili, pertanto non si sente più in grado di soddisfare il/la proprio/a partner.

La donna invece incontra una difficoltà nel lubrificarsi, sentendosi così inadeguata.

Il rapporto dunque, quando possibile, diventa tutt’altro che piacevole!

Non dimentichiamoci poi delle difficoltà motorie, che rendono certamente difficile l’approccio fisico verso il partner, anche se la difficoltà maggiore sembrerebbe derivare dalla difficoltà di dimostrare ed esprimere il proprio desiderio e nel timore di non essere più un partner apprezzato.

Tutto questo causa una perdita di spontaneità, diventa tutto più difficile e macchinoso, ed il calo del desiderio è dietro l’angolo!

 

Come uscirne? Consigli pratici.

Che cosa si può fare allora per tornare ad avere una vita sessuale soddisfacente?

Riuscire a superare il disagio iniziale è il primo passo, e probabilmente il più difficile, ma vediamo nello specifico cosa puoi fare per aiutare te stesso/a e il/la tuo/a partner:

Prenditi cura del tuo corpo

Sembrerà banale ma se non c’è una buona funzionalità del tuo corpo, difficilmente riuscirai anche solo a pensare di avere un rapporto sessuale. Prenditi pertanto tutto il tempo che ti serve per tornare ad essere padrone del tuo corpo, non affrettare i tempi!

Ricrea momenti di intimità

Una volta superate le difficoltà prettamente fisiche prova a ricreare momenti di intimità con il/la partner, anche in maniera alternativa, con la musica, i ricordi, le carezze. Prova a cercare nuovi modi per avvicinarti a lui/lei e non avere timore di essere giudicato, probabilmente il/la tuo/a compagno/a è la persona che meglio comprende la tua situazione e farà di tutto per venirti incontro.

Prova a non pensare al tuo compagno/a come al malato bisognoso d’aiuto

È necessario che si cancelli dalla tua mente l’idea che il tuo partner sia malato, fragile e bisognoso di aiuto, altrimenti difficilmente riuscirai ad approcciarti al lui/lei nei termini della sessualità e dell’intimità. Cerca nel suo sguardo gli occhi di chi un tempo era stato il/la tuo/a compagno/a, complice e amante.

Non fossilizzarti sul passato

Difficilmente riuscirete a tornare quelli di un tempo, perché una patologia come l’ictus più che mai modifica le persone, ma questo non significa che non potrete trovare soddisfazione nel sesso! Cercare di tornare esattamente nella situazione pre-malattia sarebbe soltanto un impedimento, perché rischiate di porvi obiettivi irraggiungibili e di conseguenza di sentirvi frustrati. Provate invece a creare nuovi modi di stare insieme, più compatibili con la nuova vita che state vivendo, così da non fare inutili paragoni con ciò che è stato e potervi godere invece ciò che può essere!

Contatta uno specialista

Se le difficoltà ti sembrano troppo grandi e non ti senti in grado di affrontarle da solo non avere paura di chiedere aiuto. Contatta uno specialista (uno psicologo, un sessuologo, uno psicoterapeuta), sicuramente potrà darti l’aiuto necessario per riuscire a risolvere la situazione e tornare ad avere una vita sessuale soddisfacente con la persona che ami.

 

Conclusioni

Purtroppo all’interno degli ambienti medici ed assistenziali si tende a tralasciare l’ambito della sessualità, con conseguenze negative sul malato e sul partner. Per primi però dobbiamo essere noi ad occuparci e preoccuparci della nostra sfera sessuale, dopotutto:

“Il sesso non è tutto, ma senza il sesso tutto è niente.”
(Roberto Gervaso)

 

Bibliografia

  • Buzzelli, S., Di Francesco, L., Giaquinto, S., Nolfe, G. (1997) Psychological and medical aspects of sexuality following stroke. Sexuality and Disability 15: 261-270.
  • Modena, L. (2005) Valutazione dell’ictus attraverso il continuum di assistenza. Nursing best practice guideline it. Centro Studi EBN – Direzione Servizio Infermieristico, Tecnico e Riabilitativo.
  • Procicchiani, D., Boschini L., Azzali R. (2005) Dopo l’ictus: una guida per il recupero e il ritorno a casa. Opuscolo a cura della Medicina Fisica e Riabilitazione dell’Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia.
  • Stracciari, A., Berti, A., Bottini, G. (2016). Manuale di valutazione neuropsicologica dell’adulto. Il Mulino, Bologna.