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Nella cultura occidentale si è arrivati ad una separazione netta tra gli eventi del corpo e quelli dell’”anima” (psiche); si è così creata una spaccatura nel vissuto che ognuno ha della propria esperienza; come se l’esperienza avesse delle caratteristiche fisiche e delle caratteristiche mentali, separate, che si sovrappongono in alcuni aspetti, ma sempre e comunque distinte.
La cultura orientale invece considera l’esperienza come unitaria. Tale esperienza è costituita dall’insieme del corpo e della mente; vede le emozioni e i pensieri come eventi del corpo e non della psiche, ma un tutt’uno nell’essere-nel-mondo. Questa visione, coerente con l’approccio teorico di base degli psicologi di questo portale, diventa quindi integrabile nella presa in carico di persone con problematiche di coppia e sessuali.
Assunti di base
Per poter attingere a queste discipline serve condividere con la cultura di derivazione alcuni aspetti e integrarli nella nostra; da qui nasce l’approccio alla meditazione e alla consapevolezza dell’esperienza conosciuto col nome di mindfulness.
Il termine mindfulness, tradotto dalla lingua Pali, significa consapevolezza piena o visione chiara e si avvale delle tecniche di meditazione Vipassana che consistono nell’osservare la realtà all’interno di noi stessi, attraverso il respiro o la focalizzazione sulle sensazioni fisiche. Attraverso l’osservazione dell’esperienza sensoriale si può quindi favorire un approccio di unità tra mente e corpo.
Alla base di questo approccio alla vita (ovvero di un modo di essere presso le cose momento per momento e in ogni contesto) ci sono i concetti di accettazione e consapevolezza non giudicante.
Accettazione
Con questo termine si intende una accettazione profonda dell’esperienza, data dall’incontro tra corpo vivo e mondo, senza ricorrere alla reazione che è invece un allontanamento dalle esperienze spiacevoli ed un avvicinamento alle esperienze piacevoli, fattori che conducono ad uno stato di identificazione-attaccamento con le emozioni e i pensieri che ne scaturiscono, cosa che implica un costante giudizio della realtà fatto di un continuo riperpetuare quei pensieri spinti dall’idea di poter controllare la realtà.
Capita spesso infatti che molte persone che accedono allo studio per tematiche legate alla sessualità riportino come, prima di un rapporto, anche diversi giorni prima, rimuginino su ciò che potrà accadere e, identificandosi con le emozioni che ne scaturiscono, sperino di poter controllare la realtà che però ha ancora da essere, rischiando di dare vita ad una profezia che si autoavvera (ad esempio mi vengono in mente gli uomini che chiedono supporto per disturbi erettili dove emerge che ciò che li blocca è proprio l’identificazione con una emozione e un pensiero anticipatorio che li precede e con cui finiscono per identificarsi e legarsi, realizzando il destino che temono).
Consapevolezza
Quando si parla di consapevolezza non giudicante si intende invece lo sviluppo di un atteggiamento verso l’esperienza per così com’è, senza giudizio, ma ritornando sempre al momento presente e accogliendo ciò che è già presente.
L’accettazione e la consapevolezza del momento presente e vissuto momento per momento permettono una de-fusione con i pensieri ed emozioni orientati al futuro, che non possiamo prevedere, e permette di vivere quello che invece possiamo percepire e conoscere nel presente, senza giudicare la piacevolezza o spiacevolezza ma accettando la realtà come mutabile, perché il semplice fatto di lasciarla fluire apre le porte alla possibilità di cambiare.
Perché la mindfulness può essere utile nelle relazioni
Un atteggiamento alla vita orientato al presente, momento per momento, favorisce una visione dell’esperienza nella sua interezza mente-corpo, aiutando a riunire l’esperienza emozionale (corporea) con quella psichica (pensieri) permettendo di accettare e “lasciar andare” alcune focalizzazioni disfunzionali sul corpo come “problema” o sui pensieri intrusivi che spesso limitano il pieno avvicinamento all’altro.
Spesso la visione dualistica dell’esperienza che facciamo produce uno scollamento tra emozioni (presenti) e pensieri (orientati al futuro o al passato), innescando un circolo vizioso per cui ci si prepara a ri-vivere o ad attuare qualcosa che invece temiamo Ora e giudichiamo come piacevole o spiacevole, privandoci della possibilità di viverlo pienamente.
… Nel counseling sessuologico…
Nella sessualità riappropriarsi delle proprie sensazioni, ricollegando emozioni ed esperienza, permette di non “seminare il campo” di minacce alla prestazione (ansia da prestazione) o riattualizzare e vivere timori sulle prestazioni precedenti. Riuscire a non giudicare l’esperienza permette di sgombrare il campo da contaminazioni dettate dai pensieri, permettendo di viversi ogni istante come completo del significato che possiede e non valutato in base alle aspettative-esperienze passate.
… Nella terapia di coppia
Un approccio di questo tipo permette di non riportare all’interno della coppia fratture del passato, legate alle forme di attaccamento primario, cose che spesso minano la relazione affettiva perché “così sono stato cresciuto”.
Nella relazione permette di acquisire un atteggiamento meno giudicante non solo rispetto alla propria esperienza, ma anche rispetto all’esperienza dell’Altro, potendo cogliere ogni istante l’Altro nel suo essere e non giudicando il comportamento in base alle nostre-altrui aspettative. Questo è uno dei segreti per una coppia felice.
Meditazione come azione di intervento
La meditazione può facilitare e permettere questo connubio di accettazione profonda e consapevolezza; a differenza di quel che si può pensare, non è qualcosa di astruso, complicato o bizzarro; tuttavia è da applicare con una certa costanza, solitamente quotidiana, la focalizzazione sulle sensazioni del corpo senza reagirvi, ma con accettazione, permettendo quindi di lasciar andare ciò che ci lega a prospettive e timori orientati al futuro, che non sono collegati ad una progettualità presente.
Lo si fa focalizzando l’attenzione sul respiro o sulle sensazioni del corpo; e lo si fa allenandosi all’attenzione e all’accettazione del momento presente come qualcosa che è così ed è giusto così perché cambia, momento per momento. Ciò permette di vivere i momenti di intimità, una volta appreso il beneficio di queste tecniche, con maggiore focalizzazione al presente, senza giudizio e consente di affrontare il periodo precedente e contestuale all’intimità in maniera più consapevole e rilassata.
La meditazione nella pratica
I modi per meditare ed avvicinarsi (e attuare) alla consapevolezza piena e all’accettazione sono molti e molto personali; ciò che li accomuna è comunque sempre la focalizzazione sulle sensazioni presenti applicando l’arte del lasciar andare. Di seguito si riportano semplici esempi per aiutare il lettore a comprendere alcune esperienze semplici da cui si possono avere effetti notevoli anche su aspetti molto complessi:
Meditazione del respiro
Consiste nel porsi in un atteggiamento rilassato ma vigile, assumendo una posizione comoda ma dignitosa, dove si riesca a percepire la propria piena attenzione senza rischiare di essere distratti da sensazioni fisiche dolorose o da distrazioni esterne. Lo scopo è ascoltare il proprio respiro, senza giudizio rispetto alla velocità, la forza, la cadenza, ma concentrandosi solamente sulle sensazioni (a livello della gola, dei muscoli del torace o del diaframma) che il respiro rimanda.
Meditazione del chicco d’uva
Questa tipologia di meditazione, che a me piace molto per la sua semplicità ed efficacia, è facile da applicare nella quotidianità e ha dei buoni risultati; consiste nel tenere un piccolo oggetto in mano (come un chicco d’uva appunto) su cui focalizzare l’attenzione, accogliendo le sensazioni del corpo nel toccare quell’oggetto. Per esempio, io utilizzo una piccola penna a me cara, che tengo tra le dita e manipolo; questo mi permette di applicare questa meditazione in molti momenti della giornata. Questa pratica aiuta a:
- focalizzare la propria attenzione su qualcosa di presente (l’oggetto);
- ad identificare ciò che invece ci porta a distrarci, a perdere consapevolezza, elemento che può essere poi trattato e “curato” in maniera più efficace anche con l’aiuto di uno specialista.
De focalizzazione dal problema
A questa modalità ho dato un nome personale, perché in letteratura assume diversi nomi. Vediamo in cosa consiste:
- focalizzare il pensiero-emozione disturbante, cercando di visualizzarlo o concettualizzarlo, senza evitarlo, divenendo maggiormente consapevoli che questo non dipende dalla nostra volontà, ma c’è, è presente e non ci aiuta o non ci fa stare bene.
- Poi si sposta, con gentilezza, l’attenzione su una parte del corpo; ad esempio la mano appoggiata su una superficie, il piede poggiato a terra, le natiche su cui poggiamo da seduti, ecc. effettuando una sorta di switching attentivo, allo scopo di prestare attenzione alle sensazioni presenti e fisiche di quella parte del corpo (sensazione di pressione, calore, rilassamento, tattile, ecc.). Spesso accade che i pensieri o le emozioni disturbanti, già al primo tentativo, “si lascino andare” dando una sensazione di alleggerimento concreta.
Ci sono moltissimi modi di sfruttare le teorie di base della mindfulness per ritrovare benessere; quelle indicate sono alcune tra le più conosciute e semplici da applicare, ma rimangono esperienze personali e intime. Solo attraverso la pratica si può comprendere quali possono fare maggiormente al caso nostro, soprattutto se affiancati ad uno specialista in queste discipline.
Bibliografia
Kabat-Zinn J.(2010), Vivere momento per momento, Corbaccio
Kabat-Zinn J. (2014), Mindfulness per principianti, Mimesis
Goleman, D.(1997), Intelligenza emotiva, Rizzoli, Milano
Kimmes, J.G.; Jaurequi, M.E.; May, R.W.; Srivastava, S.; Fincham, F.D. (2018), Mindfulness in the context of romantic relationships: Initial development and validation of the relationship mindfulness measure. J. Marital. Fam. Ther. 44, 575–589.