Odi et amo, forse ti chiedi come sia possibile, ma è così, e mi tormento.

Chi non si è trovato a vivere la condizione del poeta Catullo almeno una volta nella vita?

I sentimenti contrastanti si vivono quando si provano sentimenti opposti verso lo stesso stimolo. Ad esempio può succedere di provare sentimenti misti di attrazione e repulsione nei confronti di una persona, una situazione, una cosa. Vediamo nello specifico che cosa succede quando questo si manifesta nelle relazioni.

Non può esserci solo amore. L’idea dell’amore come tutto buono, amabile e perfetto non appartiene a questo mondo. Vedere il proprio partner come tutto buono è spesso un’idealizzazione che, trascorsa la fase iniziale di innamoramento, lentamente si sgretola. Si iniziano a notare i difetti dell’altro e l’incoerenza con quell’immagine fantasticata dell’altra persona, vista come la migliore al mondo.

Un ragionamento simile è comprensibile dalla mente, che riesce a dirsi che le persone perfette non esistono. Il problema sorge quando ci si accorge di provare odio e rabbia verso la persona amata. Tale vissuto non riesce a trovare spazio nella persona che ama il/la proprio/a partner, com’è possibile dunque provare anche odio?

La poca tolleranza di tenere sentimenti contrastanti dentro di sé può essere talmente disturbante da causare emozioni intense come angoscia e colpa. Altre volte si accusa il partner, pensando che se fosse diverso (più interessante, più serio, più attento) non ci sarebbero questi problemi. Diventa più facile interrompere la relazione, piuttosto che tollerare la confusione derivata dal tenere l’ambivalenza dei sentimenti dentro di sé. È proprio la difficoltà di tenere insieme sentimenti contrastanti a creare confusione, porta ad avere un’immagine di sé ambivalente, generando ansia.

Nella nostra cultura la rabbia non è molto accettata, non si impara a viverla in sicurezza, anzi, spesso spaventa. La rabbia è vista come emozione negativa, quando invece è vitale per segnare i confini personali.

Cose da sapere:

  • È normale avere una certa soglia di tollerabilità delle emozioni. Oltre la soglia la persona viene sovrastata da ciò che sta provando. Quando si oltrepassa la soglia si può provare ansia, desiderio di agire o evitare ciò che si prova.
  • Provare rabbia verso una persona è anche un modo di tenersi legati. Ci sono coppie che si danno attenzioni litigando. Anche litigare è un modo di stare in relazione. Ad esempio, provare rabbia verso una relazione passata, mantiene il legame nel presente.
  • L’ambivalenza è anche espressione dell’incapacità di fidarsi. Alla base di questo sta un legame di attaccamento vissuto come non sicuro. La persona prova paura e/o rabbia verso la figura di accudimento, oltre a provare bisogno e amore. Per saperne di più leggi l’articolo stili di attaccamento della coppia.
  • Di fatto la maggior parte dei sentimenti sono misti, composti da più di un’emozione. Questo è espressione della complessità umana.

Come superare l’ambivalenza?

La persona che prova sentimenti contrastanti generalmente va in tilt perché non accetta di poter amare ed odiare allo stesso tempo una persona.

Come superare questo conflitto?

Se approfondiamo questo vissuto sarà possibile notare quali sono le caratteristiche e gli atteggiamenti che si amano in una persona e quali sono le caratteristiche e gli atteggiamenti che invece si odiano. Tale modalità permette di mantenere un’immagine dell’altro integra, l’altro non è tutto buono o tutto cattivo, ma con caratteristiche che piacciono e caratteristiche che non piacciono.

Potendo immaginare le persone come un personaggio carnevalesco, immaginiamo di vedere il costume di Arlecchino: mantiene la sua identità, composta da un costume fatto di tanti quadrati di colore diverso. Questi colori suscitano emozioni differenti, e questa diversità e complessità compongono Arlecchino nel suo insieme.

Un altro modo per superare l’ambivalenza è aumentare la soglia di tolleranza delle emozioni. È possibile allenare questa capacità vivendo le emozioni all’interno di una relazione sicura, come la relazione terapeutica, all’interno di un percorso individuale.

Fonti

Goleman, D. (1997). Intelligenza Emotiva. Rizzoli (MI).