La terapia di coppia
Un concetto semplice per un affare complesso: “fare coppia” o “essere una coppia” cosa significa?
Tutti diamo per scontate alcune definizioni come proprie del senso comune, ma non sempre una definizione semplice riesce a descrivere un “affare complesso” fatto di molte sfaccettature.
Fare coppia a volte viene semplicemente scambiato per essere in due, due persone che si amano o si ammirano, si fidano dell’altro e possono contare su un altro. Senz’altro sono considerazioni corrette ma per come vedo le coppie in studio, queste definizioni possono portare a una visione distorta dell’insieme.
Essere in coppia significa “essere in tre”
Questa è una delle classiche frasi che dico all’inizio di un percorso richiesto da due persone in relazione. Non sempre, infatti, viviamo l’essere coppia come aver creato qualcosa “Altro da noi”, che prevede la partecipazione di due persone ma che ha un percorso e “quasi” una vita propria.
La coppia è “un’aggiunta” alla propria individualità, ma non è aggiungere una persona ma un insieme di fattori OLTRE l’insieme dei due.
Molte volte mi sono trovato di fronte due individui che poco avevano da condividere e l’essere coppia, per questi, era fondamentalmente avere a fianco qualcuno con cui condividere spazi, progetti individuali imposti o malamente condivisi, avere dei rapporti sessuali “sicuri” o corrispondere a delle aspettative familiari o sociali che sentivano importanti. Destrutturare questa esperienza per riconfigurarla nella maniera più funzionale era il lavoro più grosso.
Il terzo “incomodo”
L’essere coppia, o meglio, “dar vita” alla coppia è quasi come il lavoro dell’artigiano, che pone attenzione e conoscenza per rendere reale qualcosa di immaginato e voluto. Per due persone creare la coppia vuol dire avviarsi ad un percorso in cui ci si conosce, si comprendono le caratteristiche dell’altro, le passioni, le peculiarità e le difficoltà per trovare gli incastri con il proprio essere per avere qualcosa in più e che da soli non saremmo riusciti a fare, ma perché serviva qualcuno che credesse quanto noi in un progetto di vita che non prevede “me e te” ma “noi” e quindi l’insieme come qualcosa di uguale alle parti ma diverso dal solo fare le cose insieme.
Il terzo, la coppia, è un progetto condiviso in ogni sua parte, dove i singoli fanno la propria parte, ma una parte che da soli non potrebbero fare.
La coppia come identità
Dare vita a questa terza entità prevede creare anche una identità di coppia, dove ognuno senta di rispettare la propria volontà e non senta di andar contro la volontà dell’altro, prendersi la responsabilità delle proprie azioni ma anche di quelle dell’altro, nell’ottica di intercambiabilità ma anche esclusività (dell’azione), dove si veda l’autore delle singole azioni o pensieri ma che non sia così delineabile come azione solitaria. La coppia avrà quindi delle caratteristiche proprie che non descrivono le caratteristiche identitarie di uno dei due, e nemmeno è la semplice somma, ma un insieme e, in parte, anche qualcosa di assolutamente nuovo.
Quando invece avviamo un progetto di coppia non identitario ci si può trovare nel condurre vite parallele che si incrociano in qualche parte, dove a volte si avverte la sensazione di camminare sulle uova perché si invade la parte dell’altro. Quando in una coppia prevalgono queste sensazioni sarebbe importante chiedersi quanto si condividevano davvero le stesse intenzioni in fase iniziale.
Perché la terapia di coppia si fa in due?
Sembra una domanda scontata, ma molti utenti mi hanno chiesto cose del tipo “c’è X problema con il/la mi* compagn*, posso venire io e poi magari segue anche l’altro?”. Certo, a volte le difficoltà possono avere natura in problemi personali che poi entrano nel sistema di coppia, ma come premesso “coppia” non è sempre la vicinanza fisica di due individualità, ma qualcosa “in più” e che vanno viste dai due che ne hanno dato vita…mai e poi mai vedrei un bambino senza vedere i suoi genitori, figuriamoci una “coppia” dove questo processo è (o dovrebbe essere) sempre in divenire, come un bambino…può camminare con le sue gambe, parla e pensa per sé, ma non è “arrivato” a compimento. Questo vale anche nelle coppie che non hanno particolari problemi ma che vogliono migliorare…il miglioramento di uno non implica il miglioramento dell’altro, quindi sempre meglio farlo insieme!
Cosa si può fare in una terapia di coppia?
Forse non è nemmeno la domanda giusta, ma accennerò a cosa si potrebbe fare “di diverso” nella terapia di coppia, rispetto la quotidianità.
Innanzitutto dipende dalla natura del disagio, tradimento, disinteresse, divergenze, perdita di una visione d’insieme, ogni motivazione segue un suo percorso, però alcune questioni di base rimangono importanti.
- Solitamente le persone che arrivano nel mio studio hanno smesso di fare una cosa importante: ascoltarsi. Ascoltarsi vuol dire ricevere il messaggio (uditivo, visivo, tattile, o quello che meglio funziona per ogni duo) e fermarsi a comprenderlo (“prenderlo-con” l’altro) perché, una cosa che dico spesso, qualsiasi cosa una persona dica HA SENSO per quella persona e l’altro dovrebbe prima comprendere quale senso può avere per l’altro e poi può capire se è qualcosa che condivide o meno.
- Un secondo aspetto che emerge è che l’ascolto spesso è impedito dal fenomeno del “flooding”, un aumento dell’arousal fisiologico (tachicardia, aumento della pressione, rossore in viso, aumento del tono muscolare…segnali di attacco o fuga) che come un’onda travolge le menti delle persone e non permette di rapportarsi all’altro con efficacia. Da soli non è facile anticiparlo, ma con una guida esterna si possono imparare diversi modi per farlo poi in autonomia.
- Altre volte è importante adottare un approccio ermeneutico, quasi di traduzione, tra le parti, perché spesso parlano della stessa cosa ma con linguaggi e simbolismi differenti…cosa che porta ad una incomprensione che spesso è alla base o buona parte dei problemi.
- Altro importante aspetto che difficilmente ci si ferma ad osservare è il modo di comunicare, gli stratagemmi impliciti che ognuno utilizza per ottenere vantaggi, ragione o semplicemente evitare qualcosa di fastidioso ma che dall’Altro possono essere percepiti come muri oltre cui non si può andare. Con l’aiuto di un terapeuta è più facile stanare alcune trappole che, senza saperlo, seminiamo nelle discussioni.
Bibliografia
- Gottman, J.S., Gottman, J.M. (2017). Dieci principi per una terapia di coppia efficace. Raffaello Cortina Editore
- Nardone G. (2013). Correggimi se sbaglio. Strategie di comunicazione per appianare i conflitti nelle relazioni di coppia. Ponte delle Grazie Ed.