Nelle prime fasi dell’innamoramento la percezione subisce delle potenti alterazioni, si tende a vedere con maggiore enfasi i lati positivi del carattere dell’altro, ci si convince che possa essere il compagno ideale per i nostri progetti di vita e i difetti, o alcune peculiarità caratteriali, passano in secondo piano, non permettendoci di notare come alcune persone siano sin dall’inizio molto concentrate sui loro bisogni e si pongano nei nostri confronti nelle vesti dell’ammaliatore o del bisognoso. In entrambi i casi capita di rimanere affascinati dalle possibilità d’azione che queste persone possono farci intravedere.
Col tempo emergono i difetti
Col passare del tempo però capita che queste persone comincino a farci vedere invece molte possibilità che si stanno perdendo, relazioni importanti, possibilità di movimento e libertà personali che si sono pian piano immolate all’altare dell’Amore, senza nemmeno la piena consapevolezza; improvvisamente notiamo che qualcosa stona e appena proviamo a richiedere maggiore libertà ci troviamo invischiati in una relazione che in alcuni casi estremi può diventare un incubo.
L’innamorato manipolato
La persona che probabilmente si è sentita coinvolta in relazioni di questo tipo spesso prova insicurezza nelle relazioni, ha timore di perdere l’approvazione o la stima (quella che spesso si sente chiamare “bassa autostima”) oppure ha in sé un forte bisogno di aiutare e sentirsi utile al prossimo. Sono apparentemente estremi di un continuum molto ampio, ma considerandone gli estremi il lettore che si trova in una relazione di questo tipo troverà alcune affinità con questa brevissime descrizioni. L’innamorato cerca nell’altro qualcosa che non ha “in sé”, e senza la piena consapevolezza potrebbe cadere in vere e proprie manipolazioni affettive.
Il manipolatore affettivo
La persona attraente o bisognosa di affetto invece condivide con i suoi simili principalmente almeno queste due caratteristiche:
- Estremo bisogno di riconoscimento da parte degli altri (come persona meritevole di apprezzamento o come persona bisognosa d’affetto);
- Ambivalenza comportamentale e nei confronti delle persone, con momenti di totalizzante svalutazione e altri di ipervalutazione, fino all’ammirazione; una potentissima attenzione al giudizio.
La persona di cui parlo spesso può essere inquadrata come “narcisista” oppure come “borderline” (o almeno condividerne alcuni aspetti) e comunque spesso si può avere la sensazione di non riuscire ad accedere pienamente ai lati profondi, né di conoscere davvero quello che pensa.
La cosa che emerge principalmente è l’autoreferenzialità in ogni aspetto, o quasi, delle relazioni che mette in atto, o perché necessita di attenzioni assolute per paura dell’abbandono oppure perché l’altro è quasi solamente una conferma della propria superiorità, ma raramente metteranno di fronte ai propri bisogni quelli della persona che si trova al suo fianco.
La relazione
Come detto nella premessa, può capitare che inizialmente sembrino dedicarsi completamente alla persona affascinata, oppure che la considerino più di altre, ma spesso questa fase è camuffata dalla falsata percezione che si ha nelle fasi dell’innamoramento. Ciò che emerge velocemente è invece una incapacità di adeguarsi all’altro, di comprenderne pienamente gli stati d’animo e alternando fasi di considerazione (variabili in base alle caratteristiche personologiche, se narcisista dipenderà da quanto si serve a confermare le qualità, se borderline quanto invece hanno bisogno di fusione e di considerazione dei propri bisogni o c’è paura dell’abbandono) a fasi di rimprovero/svalutazione che rimandano una percezione nella persona manipolata di inadeguatezza.
Le modalità relazionali saranno quindi come un’altalena emotiva, momenti apparentemente positivi alternati a momenti negativi, dipendentemente ai bisogni del momento, ma sempre con carente considerazione dei bisogni dell’altro.
Questa modalità ha la stessa caratteristica dell’abbinamento dolce/salato nei cibi; creare una sorta di dipendenza in quanto si crea un circolo vizioso di percezioni che si disconfermano e che allo stesso confermano la bontà delle prime impressioni e smentiscono le evidenze che emergono nel tempo.
Purtroppo la tendenza comune di ogni essere umano è la difficoltà ad ammettere di essersi sbagliati completamente.
I primi segnali da riconoscere
I segnali da considerare alcune volte vengono normalizzati da chi li sta vivendo come “quasi” normali in una relazione:
- Sensazione di sentirsi vincolati nelle proprie azioni, nel timore di dispiacere l’altro per paura di rimproveri o conseguenze ulteriori;
- Percezione di perdita di controllo su se stessi, emersione dell’idea che qualsiasi cosa si faccia si sbagli o di “essere fuori dal mondo” quando si condividono pensieri o azioni che si vorrebbero compiere;
- Forte ambivalenza nei confronti della persona amata, fino alla messa in discussione di essere ricambiati realmente dei propri sentimenti;
- Minacce/ricatti affettivi come: “se farai così non so se siamo fatti per stare insieme”, “dato che la pensi così forse non siamo compatibili”, “devi fare così, altrimenti questa storia non può funzionare”, e frasi simili;
- Percezione di star facendo o pensando cose contrarie a quello che abbiamo sempre ritenuto “nostro”;
- Sentirsi smontare i riferimenti affettivi principali, la propria famiglia viene messa in discussione, gli amici e i colleghi di lavoro vengono raccontati come opportunisti, falsi, approfittatori, solamente la persona amata sembra meritevole di reale affetto, pur non ricambiando con la stessa medaglia, se non in maniera superficiale;
- Aggressività verbale o fisica sono possibili modalità di far valere le loro ragioni, in questo caso non solo può essere segnale di una relazione con un manipolatore affettivo (in una delle tante possibili fasi “down” del rapporto), ma è un segnale generale che quella relazione “non s’ha da fare” almeno non a queste condizioni.
Questi sono alcuni segnali da tenere in considerazione, ovviamente non sono gli unici e non per forza indicativi di essere a contatto con un manipolatore affettivo, ma di certo sono segnali che stiamo affrontando, nella relazione, una esperienza fortemente disidentitaria (non nostra).
Cosa fare in questi casi?
Sicuramente cercare di cambiare l’altro è una ipotesi poco percorribile, soprattutto se c’è scarsa consapevolezza da parte dell’altro rispetto le proprie modalità di relazione, molto meglio è invece cercare di lavorare su se stessi.
Fondamentale sarà acquisire maggiore consapevolezza dei propri principi, quelli che sentiamo messi in discussione per rimanere in relazione, fare maggiore esperienza di spazi individuali, mettendo dei paletti ben fermi e non discutibili, fare attenzione ai momenti in cui ci sentiamo messi alle strette e cominciare a farsi le domande giuste come “ma davvero lo voglio/penso anch’io?”, “sono davvero disposto a rinunciarvi?”, “che obiettivo sta raggiungendo dicendo/facendo così?”.
E’ evidente come a volte ci si accorga di questi segnali anche a seguito di periodo relativamente lunghi, dove magari si sono avviati progetti importanti, ma purtroppo (o per fortuna) la vita è una sola e nemmeno così lunga come vogliamo credere, e forse non ha senso sacrificarsi completamente per l’Altro se questo non è disposto ad ascoltare anche le nostre ragioni.
Bibliografia:
- Geneviève Schmit G. (2018). Il manipolatore narcisista. Riconoscerlo e liberarsene per riprendere il controllo sulla propria vita. Il Punto d’Incontro
- Roberta Bruzzone, R. (2018). Io non ci sto più. Consigli pratici per riconoscere un manipolatore affettivo e liberarsene: Consigli pratici per riconoscere un manipolatore affettivo e liberarsene. De Agostini ed.