Crisi di mezza età: cos’è e come affrontare una crisi in piena età adulta

Perché crisi?

La vita di ogni essere umano è segnata ciclicamente da crisi, nell’accezione più ampia del termine; crisi deriva dalla parola greca κρίνω (krino) che significa valutare, discernere, separare e questo ci aiuta a comprendere cosa possa voler dire ad un certo momento della nostra vita “fermarsi” per valutare, capire, separare ciò che eravamo, ciò che siamo e quello che potremmo e vorremmo essere in futuro.

Quando si parla di crisi esistenziali si pensa sempre ai giovani, all’adolescenza, alla prima età adulta, ma spesso accade di entrare in un periodo di crisi anche quando si pensa di aver superato le maggiori difficoltà.

Affrontare un crisi dopo un periodo prolungato di stabilità spesso diventa fortemente destabilizzante, e nell’epoca post-moderna propria di questi anni, spesso significa dover rimaneggiare aspetti della propria vita che avevamo ormai archiviati come sicuri.

Quando inizia?

Ciò inizia in un momento in cui cominciano ad essere evidenti diversi cambiamenti fisici, solitamente tra i 40 ed i 50 anni; si è raggiunto e superato l’apice della resistenza fisica (solitamente attorno i 40 anni, mentre la prestanza e la forza iniziano il declino già a partire dai 20 anni), si cominciano ad avvertire i primi segnali di un inevitabile destino.

Per la donna, inoltre, si avvicina il periodo della menopausa, per l’uomo si appalesa la possibilità di una andropausa dalle forme imprevedibili e, in entrambi i casi, una perdita di possibilità d’azione che non torneranno più (calo del desiderio sessuale, problemi cronici di salute, figli che crescono, mancata possibilità di cambiare lavoro, ecc); è difficile di fronte a questi cambiamenti mantenere la speranza che il futuro ci possa preservare ancora uno spazio e possibilità di fare qualcosa per cui valga realmente la pena fare uno sforzo. E’ una crisi di importanza vitale. Non è più possibile non considerare un futuro diverso, cosa che comporta la chiusura di alcune porte (ma l’apertura di altre).

Il corpo non è più lo stesso

Ciò che accade a seguito delle avvisaglie di un declino fisico è un cambiamento nella consapevolezza, una maggiore chiarezza di ciò che abbiamo superato, di come ci sentivamo nel passato, e di ciò che non potremmo più essere, nel bene e nel male.

 L’emotività sembra appiattirsi, rispetto alle emozioni giovanili, periodo di forte variabilità emotiva che col passare del tempo lascia spazio ad una emotività più stabile; il corpo è meno elastico, meno resistente, si sopportano meno i cambiamenti, le ripetute esperienze ci rendono una maggiore chiarezza dei propri limiti, delle opportunità e di ciò che è mancato e manca. Il corpo con l’invecchiamento perde la capacità di adattarsi velocemente ai cambiamenti, le emozioni, che sono intense ma brevi, perdono in arousal.

Tutto passa attraverso un corpo che viene vissuto come stabile, senza apparente soluzione di continuità tra il corpo giovane ed il corpo maturo, ma che quando si differenzia dal corpo “giovane” appalesa l’idea del declino, della perdita e della mancanza di tempo. Gli stati d’animo e l’umore tendono di conseguenza a convergere verso forme maggiormente depressive, dato l’aumentato senso di impotenza, e questa esperienza diventa sempre più frequente, abituano in qualche modo il corpo a quel tipo di sentire

La nuova consapevolezza, che parte dal corpo vivo che siamo, arriva a toccare il riconoscimento della propria mortalità, della mancanza di tempo per perseguire nuovi obiettivi, limitati dal timore insito nella percezione dell’inevitabilità.

Quali i segnali e difficoltà?

Ci si focalizza sempre più sulle mancanze rispetto al passato, alla maggior fatica nel riconoscere l’emozione propria e degli altri, cosa che spesso conduce all’isolamento, a una maggior difficoltà nel porsi obiettivi, una importante perdita di autostima fino alla depressione.

Tornare indietro non è possibile e spesso non è nemmeno un desiderio, ma purtroppo chi è più incline ad un’esperienza di tipo depressivo potrebbe ripensare al passato con nostalgia e rammarico, ma molte volte questa prima forma di vivere la crisi lascia spazio ad una potente motivazione al cambiamento.

Dopo una crisi c’è un nuovo ordine

Quello che comincia dopo un cambiamento di prospettiva di questa portata può avere diverse sfaccettature; diventa un momento di necessaria riorganizzazione delle priorità, delle necessità che porta a dover ripensare alla propria identità, precedentemente vissuta come immutabile e monolitica.

A fronte di un momentaneo spaesamento, in molti casi ci sono delle reazioni che emergono in maniera più o meno forte e spesso anche velocemente: per controbattere a questi segnali  ognuno adotta le soluzioni che sono apparentemente più efficaci: c’è chi chiude relazioni ormai statiche per iniziare relazioni più stimolanti, altri ricercano sensazioni che riattivino in maniera potente il corpo (innamoramenti, tradimenti, uso di sostanze, gioco d’azzardo, sport estremi, acquisti avventati, ecc) come accadeva in gioventù, altri ancora invece, a fronte di una stabilità affettiva, cambia prospettiva e cerca di dare il proprio contributo alle nuove generazioni, diventando un esempio, utilizzando la saggezza sviluppata nelle esperienze vissute.

Come rispondere in maniera efficace?

Anche se ognuno affronta la crisi con i metodi che sente maggiormente propri e identitari (anche se in una “nuova identità”) ci sono alcune indicazioni per affrontare questa crisi al meglio:

  • Coltivare e sviluppare una maggiore curiosità per il mondo, per gli altri e per le cose che non conosciamo;
  • Riconoscere e condividere le esperienze fatte, sfruttare la propria saggezza per accrescere le informazioni degli altri su esperienze simili;
  • Volgere lo sguardo su ciò che abbiamo sviluppato e non degrada, come le esperienze, la conoscenza e la possibilità di avere più tempo per noi e per gli altri (se lo desideriamo) in quanto svincolati dal doverci creare una strada;
  • Reclamare e sfruttare la propria libertà lavorando su se stessi e sulle priorità che prima avevamo tralasciato;
  • Non rimpiangere il passato, ma usare le informazioni accumulate per rendere maggiormente efficiente ed efficace il proprio agire nel futuro. 

Sitografia

Bibliografia

  • Grun, A., 2018. “40 anni. Età di crisi o tempo di grazia?” EMP
  • Satiya, K., 2018. “Crisi di mezza età. Una guida filosofica” Nutrimenti