(Foto di Paweł Czerwiński)
La risposta a questa domanda suona ovvia: i sessi biologici sono due, quello maschile e quello femminile…Oppure no?
Sesso VS Genere
Partiamo dalle basi. Nel linguaggio comune sesso e genere sono utilizzati in modo intercambiabile. Tra loro esiste, però, una sostanziale differenza: il sesso si riconduce alla biologia, mentre il genere è definito socialmente.
- Quando si parla di sesso biologico, ci si riferisce all’insieme di marcatori genetici, ormoni sessuali, organi sessuali e caratteristiche sessuali secondarie.
- Quando si parla di genere, invece, si intende l’insieme dei significati attribuiti in una data cultura alle categorie di maschile, femminile, e alle loro diverse combinazioni.
Per capire la misura in cui sesso e genere sono permeanti, prova a pensare quanta influenza hanno sulla tua vita e sulle tue scelte quotidiane. Ogni giorno, sei portat* a prendere decisioni in base al tuo sesso e al tuo genere: la scelta del bagno pubblico da usare, lo spogliatoio in palestra, la compilazione di un documento, o il reparto di abbigliamento in cui comprare. Puoi dare più o meno peso a queste decisioni, ma puoi riconoscere quanto, talvolta, siano vincolanti e difficili da aggirare. Esempio lampante di questo è dato dal nostro sistema giuridico e da quello sanitario, che non consentono alcuna ambiguità. Hai solo due caselle a tua disposizione: o sei “M” o sei “F”.
È vero che genere e sesso sono due dimensioni diverse, ma altrettanto innegabile è il fatto che siano culturalmente intrecciate. Pensiamo, ad esempio, alle aspettative di genere basate sul sesso: prima ancora di venire al mondo i genitori anticipano caratteristiche e desideri legati al/alla nascitur*, creando un immaginario fortemente dipendente dagli stereotipi di genere. E questo, solo sulla base di un’ecografia.
Fuori dal binario
Si sta familiarizzando sempre di più con l’idea che esistano più di due generi, in un’ottica di superamento del binarismo. Il genere, d’altra parte, è prima di tutto un costrutto intangibile, e più facilmente può essere assimilato a uno spettro di possibilità. Con il sesso biologico, può risultare più difficile raggiungere una conclusione simile: basandosi sull’esame visivo di caratteri sessuali primari e secondari, sembra esistere una più solida logica nel collocare l’insieme di alcuni tratti nella categoria “maschio” o nella categoria “femmina”.
La scienza, tuttavia, ci porta a mettere in discussione la presenza di due soli sessi. Le persone che trascendono i limiti del binarismo biologico esistono, e le loro vite non possono essere ignorate.
Ma dove finisce quello che intendiamo con “maschile”, e dove inizia l’insieme di ciò che definiamo “femminile”? Con una tale varietà e complessità di tratti, appare difficile individuare una linea di demarcazione netta, e, soprattutto, sempre valida, tra M e F. Non è solo il caso di chi modifica il proprio corpo ricorrendo a chirurgia e trattamenti ormonali, come alcune persone trans, ma interessa anche chi nasce con caratteristiche sessuali non riconducibili esclusivamente a uno dei “due” sessi. Per esempio, alcune persone con insensibilità agli androgeni hanno cromosomi XY, testicoli interni e genitali femminili esterni. Si parla, in questi e molti altri casi, di persone interesex.
Le persone intersex
Nei manuali scolastici di biologia la differenziazione sessuale è generalmente spiegata su base cromosomica: avere cromosomi XX fa di te una femmina; ereditare cromosomi XY ti rende un maschio. In realtà, esistono molteplici combinazioni cromosomiche: XXY, XYYY, X, XXX, e altre ancora, che possono portare a un’ampia varietà di caratteristiche sessuali.
A prescindere dai loro cromosomi, le persone intersex si identificano come uomini, donne, o con altre configurazioni di genere. I loro corpi, invece, difficilmente sono del tutto autodeterminati. Largamente diffusi sono gli interventi chirurgici volti a normalizzare il sesso considerato deviante. Vengono imposti già dall’infanzia, prima di sviluppare consapevolezza e possibilità di scelta. Il rischio è quello di apportare cambiamenti irreversibili per far prevalere un sesso che in futuro potrebbe essere vissuto come disarmonico. Con conseguenze significative anche dal punto di vista psicologico.
Quindi quanti sessi biologici esistono?
Per tutto quanto spiegato finora, ridurre la risposta a questa domanda a un semplice “due”, significa assumere una prospettiva limitante. Le possibilità sono numerose, e forse non è importante ottenere un numero specifico al fine di dare un nome a ciascuna possibile configurazione. Le più recenti traiettorie di ricerca, tuttavia, mandano un messaggio chiaro: il sesso, così come il genere, può essere considerato uno spettro.
In conclusione, quale parametro può essere ritenuto il principale, nel definire la distinzione tra M, F, e tutte le altre possibili configurazioni? Il sesso deve essere assegnato in base all’anatomia (genitale o non), ai dosaggi ormonali, ai marcatori genetici, o in base a quali altri criteri? E che cosa fare quando essi risultano contraddittori e la combinazione non sembra univoca? Poiché una risposta soddisfacente a questi interrogativi non esiste, il parametro più ragionevole per orientarsi rispetto ai sessi è quello di evitare le assunzioni, e rispettare tutte le persone nella loro complessità e varietà.
Bibliografia
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Belton, B. G. (2017). Biological Bodies: Defining Sex in the Modern Era. Biology Summer Fellows, 43.
Butler, J. (2013). Questioni di Genere. Il femminismo e la sovversione dell’identità. Urbino: Editori Laterza.
Richards, C., & Barker, M. (2013). Sexuality and gender for mental health professionals: A practical guide. London: Sage.
Monro, S., Crocetti, D., Yeadon-Lee, T., Garland, F., & Travis, M. (2017). Intersex, variations of sex characteristics, and DSD: The need for change. Research Report. University of Huddersfield.
Per approfondimenti sulla tematica intersex
http://www.intersexesiste.com/