Per comunicare non sempre basta la parola
Nella coppia sappiamo come sia fondamentale una intesa che vada oltre la semplice condivisione di interessi o obiettivi, una intesa che sia orientata ad un progetto, condiviso e regolato ad ogni passo insieme. Spesso però mi sono trovato di fronte a coppie che erano molto affiatate negli aspetti di intesa prospettica e progettuale, ma che incontravano diverse difficoltà nel campo della sessualità.
In questo terreno di gioco purtroppo emergono segnali che non sempre passano attraverso una verbalizzazione o una condivisione precisa (col rischio di perdere anche la spontaneità). E’ proprio nella sessualità che il corpo emerge nella sua unicità e totalità, non lasciando spazio al non detto o all’ambivalenza, ma si comporta proprio come dovrebbe fare; quando qualcosa non torna, non lo lascia passare senza farlo notare.
Nelle coppie capita spesso che nella sfera sessuale ci siano diversità di esperienze, dove uno dei due manifesta bisogni diversi dall’altro, necessità che verbalmente non sono o non potevano essere condivise.
La sessualità nella coppia
Quando si parla di sessualità non ci si limita però al solo rapporto sessuale; la sessualità è fatta di tutti quei comportamenti di vicinanza e affettività che implicano (direttamente o indirettamente) il corpo, ma che non arrivano necessariamente al sesso, ma che cementano il rapporto, la relazione affettiva e che, anche se trasportati dal desiderio, hanno una natura più profonda.
Non è un caso che in molte coppie che manifestano difficoltà sessuali, ad una analisi più approfondita, mostrino incompatibilità di visioni o incomprensioni riguardo i preliminari, le coccole, i tempi, pratiche sessuali accettabili o meno ecc.
Da cosa dipendono le diverse esperienze?
Limitarsi ad una visione individualista rischierebbe di essere fuorviante, la sessualità è qualcosa che si coltiva sin da piccoli, essendo un modo di percepire il proprio ed altrui corpo; tocca aspetti culturali, religiosi, familiari, riguardanti la sfera relazionale e personale.
I principi condivisi sin da piccoli, le informazioni che ognuno ricava dalla propria famiglia e cultura di appartenenza influiscono in maniera molto importante nell’esperienza che ognuno farà poi della vicinanza e corporeità nelle relazioni affettive.
Prendiamo ad esempio la nostra cultura; il corpo è visibile in molti contesti, le pubblicità e la televisione mettono in mostra atteggiamenti fortemente sessualizzati e termini di paragone spesso difficili da raggiungere, il tema del giudizio è molto presente, nelle scuole non si lavora sullo sviluppo di una propria identità personale (anche se “liquida”, per parafrasare Bauman), favorendo una idea di identità “diffusa”: come si vivono i momenti dove l’unico giudizio è quello della persona con cui stiamo avendo una relazione? Quanto sarà importante quel valore che ci verrà confermato o meno? Se una persona fa già di suo una esperienza dell’ansia (da prestazione) come inibitore del corpo, come si sentirà in quei momenti? O come si sentirà qualcuno che invece dovrà mostrarsi ai limiti della perfezione? Ognuno ha il suo personale modo di sentire, ma il corpo agirà secondo le modalità che gli sono proprie e ciò rischia di creare una rottura tra gli aspetti relazionali e quelli prestazionali.
Identità e sessualità, come fare?
Apparentemente non sembra esserci via di scampo, siamo destinati a subire qualcosa che non dipende solo da noi e questo aumenta ulteriormente i timori.
Non dev’essere però sempre così: ognuno può lavorare per acquisire maggiore consapevolezza del proprio corpo (e sessualità) e di ciò che realmente vuole per sé e per gli altri, andando oltre i dettami appresi o esperiti.
Sicuramente un grande passo dovrebbe avvenire a livello sociale e culturale, con una maggior “in-formazione” sugli aspetti che, sin da piccoli, influiscono sulla propria identità e sessualità, non limitandosi ad aspetti generali e culturalmente diffusi; inoltre una maggior consapevolezza di come funziona il proprio corpo, in ogni campo, come ognuno lo sente e percepisce aiuta a chiarire sempre più precocemente con l’altro cosa ci aiuta e cosa ci inibisce nei diversi aspetti delle relazioni.
La sessualità permea quindi in maniera profonda il rapporto di coppia, fa emergere potenziali mancanze a livello comunicativo verbale o di auto-consapevolezza. Vivere e ri-scoprire la propria sessualità può essere un importante alleato nel potenziare la relazione di coppia, a patto di assumere un atteggiamento di ascolto pieno del proprio corpo e dell’altro.
Come fare per sfruttare questa potenzialità?
All’interno di una relazione, a meno che le incomprensioni e le incompatibilità non siano tali da far preferire un allontanamento, ciò che permette di vivere una sessualità piena e soddisfacente è un ritorno alla condivisione e consapevolezza dei limiti e necessità dell’altro. Detta così sembra qualcosa di semplicistico o estremamente retorico, in realtà è un percorso necessario e non privo di difficoltà.
I passi da fare sono:
- Acquisire una maggior consapevolezza dei presupposti personali alla sessualità (e corporeità); retaggi familiari e sociali, esperienze pregresse importanti, convinzioni e principi profondi su cui si basano le proprie relazioni;
- Ri-conoscere il proprio corpo; non bisogna dare per scontato di conoscere alla perfezione il proprio corpo, come si attiva e disattiva, come si rilassa ed irrigidisce, quali parti sono più sensibili o meno sensibili e quali sono i contesti emotivi-situazionali che cambiano la percezione del proprio corpo;
- Conoscere il corpo dell’altro; non tutti proviamo le stesse sensazioni, e basarsi sull’esperienza con altri o sulle informazioni acquisite per vie generaliste o esterne alla coppia spesso conduce ad errori di valutazione non trascurabili. Prendetevi dei momenti per condividere le sensazioni provate ed eventuali piaceri e fastidi, per trasmettere le informazioni acquisite negli step precedenti;
- Sperimentare sul campo; improvvisare e giocare con l’altro, sempre attenti a non oltrepassare i limiti e in ascolto dei suggerimenti che possono derivare, a parole o dal corpo, da una esperienza concreta;
Due cose vanno però sempre tenute in considerazione:
- E’ fondamentale un lavoro sulla capacità di giudicare se stessi in maniera coerente e non dipendente dall’altro (quella che viene chiamata anche autostima), creare o ricreare uno spazio dove sentirsi liberi di dire davvero ciò che sentiamo, mettendo da parte quella forma di orgoglio che ci invita a delegare all’altro la prima mossa e che ci porta ad aspettarsi una reciprocità “secca”; se noi facciamo un passo verso l’altro e non otteniamo un ritorno, forse il passo che abbiamo fatto non era abbastanza riconoscibile dall’altro…o è mancato qualcosa nei passaggi precedenti!
- Non sempre riusciamo a verbalizzare ciò che sentiamo, ma il nostro corpo non riesce a mentire, diamo importanza a ciò che sentiamo dalla nostra e altrui esperienza, le reazioni spontanee, e cerchiamo di condividerle nella forma che riusciamo, aiutandosi a vicenda a comprendere la propria sessualità.
Fonti
- Beck, A.T. (1990) L’amore non basta. Casa editrice Astrolabio – Ubaldini Editore
- Boncinelli, V. (2004) Le stagioni dell’amore. FrancoAngeli Editore
- https://dipartimentibenesserecoppia.it/disturbi-sessuali/salute-sessuale/sessualita/
- https://www.stateofmind.it/2020/01/sessualita-comunicazione-coppia/