Se di per sé l’invecchiamento comporta cambiamenti e sfide che hanno il potenziale di mettere in discussione se stess*, l’avanzare dell’età può porre le persone LGBTQ+ di fronte a ostacoli unici, strettamente legati alle proprie identità. Invecchiando, ad esempio, esse tendono a vivere più spesso da sole, in società in cui le reti di sostegno sono principalmente costituite dalle famiglie.
La ricerca attesta che, quando comparata alla popolazione cisgender/eterosessuale, quella LGBTQ+ adulta e anziana meno frequentemente ha un* o più partner, e il dato sembra essere particolarmente elevato tra gli uomini gay. Alcune ricerche ipotizzano che l’ageismo potrebbe costituire, tra le varie cause, una delle motivazioni per questa tendenza. Ma di che cosa si tratta?
Che cos’è l’ageismo?
L’Accademia della Crusca definisce l’ageismo come “Discriminazione, pregiudizio o marginalizzazione di una persona in relazione all’età” (2021). L’ageismo si basa sulla convinzione che l’invecchiamento renda le persone, tra le varie cose, meno attraenti, brillanti, e sessualmente attive. Non si tratta di paura di invecchiare, ma si avvicina maggiormente alla repulsione (o paura) della vecchiaia. Che sia esplicita – con l’esclusione da alcune attività, come quelle lavorative, o, per i temi di nostro interesse, sessuali – e/o implicita, quando consiste nello stigma e in atteggiamenti negativi verso le persone adulte/anziane.
Rilevante anche nell’ambito delle relazioni intime, è considerato una delle molte forme di “stress da discriminazione” (insieme alle esperienze di stress associate al genere, alla razza/etnia, alla classe sociale, all’orientamento sessuale/romantico, etc.). Quando eccede le capacità di adattamento della persona, l’ageismo può diventare causa di un disagio significativo, al punto da costituire, in alcuni casi, un fattore di stress sociale cronico. Quanto accade anche per l’interiorizzazione degli stereotipi sociali negativi sull’invecchiamento da parte delle persone anziane stesse; quando essi vengono incorporati nell’identità della persona possono rappresentare una forma di stress che ne compromette la salute. Si parla, in questo caso, di ageismo interiorizzato.
Omofobia interiorizzata in età adulta e avanzata
L’omofobia, invece, si riferisce ai processi discriminatori di esclusione e di stigmatizzazione, basati su pregiudizi e stereotipi sulle persone omosessuali. Come l’ageismo, può essere interiorizzata al punto da influenzare l’opinione di se stess*, e portare all’identificazione come persona stigmatizzata: in questo caso può essere definita come omofobia interiorizzata, un costrutto teorizzato nel modello del Minority Stress.
L’omofobia interiorizzata può essere particolarmente radicata negli uomini gay adulti e anziani, esplicitamente patologizzati durante la prima parte della loro vita, quando ancora l’omosessualità era presente nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali (DSM) come categoria diagnostica. A lungo, e, in parte, ancora oggi, l’omosessualità è stata considerata un disturbo, una devianza, con ripercussioni dirette sul senso comune e sul senso di sé di molte persone – più o meno coinvolte. Le identità sociali degli uomini gay, che oggi sono adulti e anziani, si sono formate con questo pesante bagaglio, attraverso un ulteriore stigma: quello dell’AIDS. L’epidemia di AIDS emersa negli anni ’80 in Occidente, infatti, ha fortemente influenzato l’opinione pubblica sull’omosessualità, creando diffidenza e discriminazione, indipendentemente dall’effettivo stato sierologico o dalle caratteristiche della patologia e della sua diffusione.
Ageismo e omofobia interiorizzati
Ma in che modo omofobia e ageismo interiorizzati si incontrano, negli uomini gay? Gli studi in merito sono relativamente pochi; di solito si basano su campioni limitati, ma hanno sollevato alcune ipotesi che possono alimentare spunti di riflessione e futuri approfondimenti.
Invecchiamento accelerato
Ad esempio, è stato suggerito che, poiché nella comunità omosessuale maschile l’attrattività fisica e la giovinezza sono spesso valutati più di altri parametri nella scelta del partner, gli uomini gay possono “sentirsi vecchi” precocemente; ciò anche quando il dato anagrafico dimostra il contrario. L’esperienza di quello che è stato definito come “invecchiamento accelerato” può riguardare soprattutto gli uomini gay single e alla ricerca di partner sessuali. Più in generale, è stato osservato che l’invecchiamento naturale può essere particolarmente sofferto dagli uomini gay, quando sperimentato in associazione a un’invisibilizzazione all’interno della comunità di riferimento, proprio a causa dei canoni di attrattività fisica ed età anagrafica che non sono rispettati.
Predatori e minacce
Un altro esempio è dato dalla percezione degli uomini gay adulti o anziani come “predatori” di partner più giovani. In passato l’omosessualità maschile è stata fortemente associata alla pedofilia, al punto da portare all’emanazione di leggi volte alla tutela di bambin* dagli uomini gay, ritenuti minacce all’infanzia. L’immotivata correlazione tra l’omosessualità maschile e l’innata attrazione sessuale verso i/le bambin* può aver lasciato in eredità una percezione inquinata degli uomini gay adulti e anziani. Come conseguenza, le loro interazioni sociali ancora oggi possono rivelarsi potenzialmente più complesse, anche all’interno della comunità stessa, soprattutto quando coinvolgono generazioni più giovani.
Conclusione
La co-occorrenza di ageismo e omofobia interiorizzati sembra, quindi, costitutire un potenziale fattore di rischio per la salute mentale per gli uomini gay adulti e anziani; tale co-occorrenza è responsabile, inoltre, di accentuare le sfide di per sé proprie dell’invecchiamento. Molti uomini gay adulti e anziani sperimentano, infatti, una maggiore invisibilità sociale per il doppio stigma dato dall’omosessualità e dall’età anagrafica avanzata, che può aumentare il rischio di isolamento dalla comunità stessa, soprattutto se in assenza di uno o più partner. In una popolazione come quella omosessuale, dove la comunità ricopre un ruolo particolarmente importante, diventare consapevoli dell’ageismo interiorizzato (e non) è fondamentale:
- per la tutela delle persone adulte e anziane, più direttamente vulnerabili ai suoi effetti
- a beneficio della comunità tutta.
Bibliografia
Brando, J., A. (2001). Twice hidden: older gay and lesbian couples, friends and intimacy. Generations, 25, 87–89.
Couture, L. (2010). Improving the lives of LGBT older adults/ Harvard mental health letter/ThevMetLife study of boomers in the middle: Lesbian, gay, bisexual, and transgender oldervadults. Activities, Adaptation & Aging, 34(2), 175-179.
Wight, R. G., LeBlanc, A. J., Meyer, I. H., & Harig, F. A. (2015). Internalized gay ageism, mattering, and depressive symptoms among midlife and older gay-identified men. Social Science & Medicine, 147, 200-208.
Sitografia
https://accademiadellacrusca.it/it/parole-nuove/ageismo/18494