Credit: The Gender Spectrum Collection
Nella nostra società esistono standard ben precisi riguardo la sessualità e le relazioni intime. Nascono da credenze e aspettative prevalenti nel pensiero comune, che sono connotate culturalmente: l’amore romantico come imprescindibile dal sesso; la coppia come nucleo della famiglia; l’intimità come prodotto della complementarietà uomo/donna – solo per citarne alcune. Queste credenze, prima che personali, sono collettive, e a tal punto radicate da rendere spesso difficile il poterle riconoscere. La nostra esposizione a modelli condivisi sulle relazioni intime è continua, attraverso messaggi veicolati a diversi livelli: dai cartelloni pubblicitari, alle linee di prodotti in vendita, ai racconti della buonanotte – i personaggi che popolano il nostro mondo (esterno e interno) rientrano in una narrativa definita di ciò che relazioni e sesso sono. O meglio, dovrebbero essere.
Molte identità e relazioni, però, ne rimangono inevitabilmente escluse, tanto questi canoni risultano stringenti. Quali sono le possibili conseguenze?
Tabù relazionali
I messaggi sulle relazioni intime sono numerosi, e, quando vengono interiorizzati, originano vere e proprie norme che escludono tutto quello che è diverso da ciò che è considerato socialmente accettabile e valido. Solo negli ultimi tempi abbiamo iniziato a confrontarci con esempi (positivi) alternativi. Facendo un bilancio, però, i tabù sulle relazioni non normative (queer o LGBTQ+) continuano a prevalere in maggioranza schiacciante. Con la conseguenza che, ancora oggi, si conosce troppo poco delle pratiche relazionali uniche e resilienti delle persone LGBTQ+. E, si sa, ciò che non si conosce, è quello che più spesso ci spaventa.
Il rischio di generalizzare
L’influenza negativa di credenze e norme, che colpisce anche le stesse persone LGBTQ+, porta a fare generalizzazioni su pratiche sessuali, ruoli, dinamiche e aspettative sulle relazioni intime. Eppure è impensabile formulare regole sempre valide su tematiche così ampie e variabili. Un grosso rischio nel generalizzare, infatti, è quello di ricorrere a spiegazioni rigide. Ecco perché uniformare le esperienze delle persone in modo acritico impoverisce il nostro modo di pensare le relazioni intime.
Le principali forme di normatività
Gli inflessibili canoni che hanno a che fare con le relazioni intime hanno diversi nomi, di cui, i principali sono:
- eteronormatività (standard eterosessuale);
- cisnormatività (standard cisgender);
- mononormatività (standard monogamo);
- norme di genere (su stereotipi e ruoli di genere);
- norme sessuali (sulle definizioni di “sessualità sana”).
Questi standard rimandano ai modi in cui le relazioni dovrebbero essere e funzionare, sia dal punto di vista affettivo, che sessuale. La loro mancata adesione può causare un senso di disvalore e di devianza. In altre parole, quando non si risponde a ciò che è socialmente prescritto come normale in una relazione intima (per orientamento, identità di genere, stile relazionale o sessualità) si finisce col sentirsi sbagliat*. Con conseguenze psicologiche non indifferenti su di sé, e, non di meno, sulle proprie relazioni intime.
Risposte individuali alla normatività
Le emozioni negative legate alla propria identità sessuale, o ad alcune delle sue componenti, possono essere particolarmente dannose. Possono causare isolamento, vergogna, confusione, senso di colpa, rabbia e, in generale, ostacolare significamente il benessere delle persone coinvolte.
Le persone LGBTQ+ che sperimentano l’impatto negativo della normatività reagiscono in modi diversi, e, in alcuni casi, dannosi per se stesse e le loro relazioni. Per esempio, possono:
- isolarsi dalle comunità di riferimento;
- allontanarsi dalle famiglie di origine;
- prendere le distanze dalle altre persone LGBTQ+;
- limitare o evitare del tutto manifestazioni di affetto in pubblico;
- controllare il comportamento de* partner quando non sono sol*;
- limitare l’espressione di genere de* partner;
- provare vergogna, distacco, o disgusto dopo aver avuto rapporti intimi;
- preoccuparsi di come l’essere genitori viene visto dall’esterno;
- censurare la propria vita relazionale intima in determinati contesti.
Di fatto, la mancanza di riconoscimento da parte dell’ambiente sociale può far sentire le persone LGBTQ+ coinvolte in relazioni intime meno valide e, quindi, più esposte e fragili. Le strategie di risposta possono includere comportamenti evitanti e di dissimulazione, per riflesso al “non sentirsi degn*”.
Relazioni che “non esistono”
Le persone LGBTQ+ coinvolte in relazioni intime spesso sentono di avere qualcosa in meno o qualcosa di sbagliato, o, addirittura, di “non esistere”. E questo accade, prima di tutto, perché non sono pienamente riconosciute e protette dalla legge. L’assenza, o la scarsità, di tutele legali può minare il senso di coesione e di valore all’interno delle relazioni intime stesse, e, in alcuni casi, contribuire attivamente alla loro rottura. È una forma di cancellazione che priva le persone LGBTQ+ di diritti, e le pone in una posizione subordinata rispetto alle altre persone. Il messaggio che passa è che esistono relazioni (e persone) di serie A e di serie B, creando una gerarchia di valore che non può essere ignorata a livello profondo: le persone la interiorizzano e le attribuiscono significati negativi di illegittimità e disvalore (come nel caso dell’omolesbobitransfobia interiorizzata).
Ricadute relazioni della normatività
L’etero/cis/mononormatività, le norme di genere e sessuali costituiscono anche una delle principali problematiche relazionali tra le persone LGBTQ+ stesse.
Lo stigma e la discriminazione influiscono in modo diverso sulle persone, quindi le decisioni su come gestire l’identità e le relazioni intime possono risultare diverse, e, a volte, difficili da comprendere da parte de* partner. È il caso del coming out: i problemi possono manifestarsi quando un* de* partner non lo ha fatto, o non ha ancora informato la famiglia o altre persone della propria vita. Lo squilibrio che ne deriva può ricadere sulle persone coinvolte in modo diverso: possono sperimentare la pressione di uscire allo scoperto da una parte, e lo stress dell’invisibilità dall’altra.
Un’ulteriore ripercussione è legata, invece, alla contrattazione dei ruoli, anche dal punto di vista sessuale: l’assenza di modelli condivisi può creare conflitti, incomprensioni e delusione delle aspettative per la mancata chiarezza o il disorientamento rispetto alla negoziazione dei ruoli.
Interrogarci sui modi in cui la normatività relazionale ricade su di noi è solo il punto di partenza di un lavoro che può essere svolto a livello profondo, ricorrendo, se desiderato, anche a un supporto professionale. Le risposte derivanti potrebbero avere un impatto positivo non solo sulle persone come singole, ma anche sul benessere delle loro relazioni.
Bibliografia
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